Addio all’insegnate Maria Camerota, maestra di modestia e dignità

MUSSOMELI –L’insegnante Maria Mancuso Camerota non c’è più. Si è spenta stamane a 81 anni. Era mia zia, non una zia qualunque ma una di quelle che ti fanno sentire fortunato e orgoglioso di esserne il nipote. Così mentre scrivo questo articolo, il cuore e la mente sono pervasi da un turbinio sentimenti tristi, dolorosi, amari, confusi e sterminati ricordi piacevoli del tempo e delle esperienze trascorse con lei. “Alberto, nel mio necrologio dovrà scrivere che sono una popolana, una persona qualunque” disse appena qualche giorno addietro all’ospedale. Rispettando questo ultima volontà, imperniata sull’umiltà autentica e mai simulata che ha esercitato durante tutta la vita e richiamando Camillo Sbarbaro, metto nero su bianco che la zia “È ed è stata una qualunque; ma al suo primo passo una madre gioì, una uomo gli tremò tra le braccia, i figli, i parenti, gli amici la piangono. Nessuno può avere di più”. Era, infatti, una cultrice degli affetti dati e ricevuti in abbondanza e in ogni ambito, in famiglia, nel lavoro, nella comunità. Cambiava il ruolo o la veste ma mai l’indole generosa, la dignità, la grandissima levatura morale. Da figlia, sorella, madre, moglie, nonna, zia, amica, insegnante. Chi la conosce è disorientato e sbandato perché viene meno una certezza, una guida. In ogni caso lei c’era. Aveva una parola per tutti ma mai una parola di troppo. Discreta, concreta, tessitrice di concordia era una donna di sintesi, riusciva a mettere tutti d’accordo, ad appianare le divergenze, a ricomporre le fratture anche quelle che sembravano insanabili. Non difettava nemmeno di lucida e sottile capacità di analisi, aveva sempre la situazione chiara, vedeva oltre, con un’empatia e una naturale e rara attitudine a immedesimarsi e comprendere gli altri. Tra i banchi di scuola ha insegnato e segnato positivamente diverse generazioni di studenti. Ha istruito gli alunni, spiegando loro come si legge e si scrive. Ma c’è dell’altro. Ha educato, non solo i discenti, con il suo personale esempio, ad utilizzare il linguaggio del cuore. Sposata con il compianto insegnante Giovanni Camerota, scomparso nel 2006 e che per quella modestia che era la linfa vitale che animava l’abitazione di via Palermo, nascose la sconfinata cultura, la bellissima penna e gli scritti prodotti solo per amor di sapere e, con mio grande rammarico, mai pubblicati. Diedero origine a una straordinaria coppia unita in tutto. Entrambi stimatissimi insegnati alle scuole elementari, umani, comprensivi, solari.  Dalla loro unione nasceranno Salvatore, dirigente alla Tre, Cristina, insegnante di lettere, e Alessandra, dirigente scolastica. Di carattere gioviale,l’insegnante Maria riusciva strappare un sorriso  perfino a chi sembra avere il broncio per professione, metteva il buonumore anche all’animo più avvilito. Sono certo che in questo momento da qualche parte col pudore degli umili starà borbottando: “Alberto, basta con il panegirico!”. Zietta cara, non è una apologia e nemmeno una esagerazione influenzata dal vincolo di parentela. Io non ho scritto una lode ma un resoconto di come quella persona qualunque sia modello e paradigma di dirittura morale a cui dovrebbe ispirarsi qualunque persona. In un mondo dove i piccoli si atteggiano a grandi, la perdita di un grande che si comporta da piccolo è ancora più grave e straziante. Buon viaggio, zia adorata!
Domani, 31 agosto 2019, la salma verrà accompagnata presso la Chiesa di Cristo Re dove alle 16,30 verranno celebrate le esequie.



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