Vallelunga – Confiscati beni ritenuti in odor di mafia, perché il destinatario della misura è ritenuto vicino al boss Giuseppe «Piddu» Madonia.
Un tesoro il cui valore è stato stimato in oltre 3 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dalla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta.
È stata la Cassazione a cristallizzare, senza più alcuna possibilità di replica, il sequestro disposto cinque anni fa dal tribunale misure di prevenzione su proposto del direttore della Dia.
Passano definitivamente nelle mani dello Stato i beni che sono appartenuti all’imprenditore cinquantenne di Gela, Alberto Cammarata.
L’elenco della confisca comprende 4 aziende nell’area del Gelese, 47 immobili – tra fabbricati e terreni – e diversi rapporti bancari.
L’imprenditore è stato ritenuto dagli inquirenti vicino a Cosa nostra e, in particolare, all’ala che fa riferimento al capomafia di Vallelunga, Giuseppe Madonia.
Secondo l’impianto accusatorio, Cammarata avrebbe messo a disposizione dell’organizzazione fiumi di soldi e in cambio avrebbe ottenuto quella che gli stessi inquirenti hanno indicato come «supremazia imprenditoriale».
Grazie alla protezione della mafia – ha ritenuto l’accusa – l’imprenditore avrebbe operato in regime di controllo totale nel settore della fornitura e trasporto d’inerti.
Ricorrendo peraltro – è la ricostruzione dei magistrati – anche al cosiddetto sistema della sovrafatturazione per la creazione di fondi neri.