Centinaia di studenti al centro di controlli della guardia di finanza. L’indagine, a carico di 800 e più famiglie, è legata agli acquisti effettuati negli ultimi due anni con il «bonus cultura» di 500 euro destinato ai diciottenni.
Non libri, musica teatro ed eventi culturali. No. Quei soldi sarebbero stati spesi per computer e prodotti elettronici tanto cari ai ragazzi.
Da qui, secondo le fiamme gialle, le irregolarità che hanno fatto scattare una raffica di sanzioni amministrative. Così le famiglie interessate dovrebbero non soltanto restituire i 500 euro di bonus ma sborsare anche una sanzione di pari importo. Come dire, oltre al danno la beffa.
Le verifiche sono partite prendendo di mira le vendite effettuate, in particolare, da un commerciante. A lui si sarebbero rivolti la quasi totalità dei ragazzi ora finiti sotto i riflettori, per acquistare pc, telefonini, tablet e altra merce analoga.
Ma non è tutto. Le famiglie travolte da questi accertamenti – assistite dagli avvocati Giuseppe Panepinto, Boris Pastorello, Giosal Lo Giudice e Vincenzo Ricotta – hanno infatti presentato ricorso al prefetto Maria Teresa Cucinotta investendola della questione.
Peer i legali si tratterebbe soltanto di «un problema d’interpretazione di una normativa già di suo non inequivocabilmente comprensibile». E il riferimento è, ad esempio, al bonus riconosciuto agli insegnanti che, di contro, possono acquistare pc o attrezzatura elettronica.