VILLALBA- I “Vecchiarelli” è una tradizione villalbese, celebrata in omaggio a San Giuseppe, Santo Patrono del paese. Secondo lo storico villalbese, Mulè Bertolo, il nome fu attribuito a questa usanza affinché nella persona dei commensali si potesse immedesimare quella del fabbro di Nazaret. Fare “i Vecchiarelli” è sempre stato per la gente villalbese un modo per ringraziare il Santo per aver avuto un voto esaudito. Anticamente la tradizione prevedeva che le donne preparassero un abbondante pasto da offrire ai vecchietti più poveri del paese; un modo di alleviare, almeno in quel giorno di festa, la fame di qualche anziano e dedicare questa buona azione al
Santo per una grazia ricevuta. Il numero non poteva essere inferiore a tre, dovendo esservi rappresentata la sacra famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria). Le mense abbondavano di pietanze e una volta sparecchiate le tavole, “i vecchiarelli” rincasavano carichi di provviste. La tradizione voleva che sulla tavola, dopo aver disteso una tovaglia bianca e ricamata a mano, veniva disposto il “pane di S. Giuseppe”, il quale raffigurava, a seconda del voto fatto, una gamba, un braccio, una testa, una corona, la barba del Santo o un bambino, rappresentante Gesù infante. Accanto al pane venivano esposti altri simboli della tradizione come la lattuga, il sedano, l’uva, il melone. Ancora oggi, la tradizione dei “Vecchiarelli” a Villalba è viva e sentita, come ci conferma il Presidente della
Confraternita di S. Giuseppe, Gaspare Scarlata: “La tradizione della Tavola dei Vecchiarelli è davvero molto antica, nonostante ciò, anche se con uno spirito diverso, continua a rimanere viva, poiché essa nasce dalla devozione di tanti fedeli per il Santo Patrono, i quali hanno ricevuto grazie particolari o per richieste di intercessioni. La Tavola, allestita nella Chiesa Madre di S. Giuseppe, è
donata da tante famiglie che ogni anno, sia il 19 marzo sia per la festa di agosto, entrambe in onore al nostro Patrono, si alternano donando i pani. Questa nuova usanza dell’allestimento di una tavola comune in Chiesa- ci spiega il Presidente- si è imposta da circa quindici anni, andandosi a sostituire alla vecchia; naturalmente cambiano i tempi e mutano le esigenze, ma non il valore profondo della fede e della devozione”. E proprio a conferma di questo profondo senso di devozione, il Presidente prosegue: “Tutte questi simboli in onore a Dio diverrebbero vani se non supportati dalla nostra fede, vera e semplice. Auspico che tanti si possano avvicinare a S. Giuseppe con il cuore sincero, affinché lui possa avvertire la nostra fede ed esaudire le nostre richieste”.
