MUSSOMELI – La logica è quella del “chiodo schiaccia chiodo”. Ci soffermiamo sull’ultimo male e finiamo per trascurare gli altri. Succede così che il recentissimo e più evidente sintomo del malessere del Vallone, rappresentato dalla sciagurata viabilità, ha monopolizzato l’attenzione, creando l’ennesimo obnubilamento collettivo delle coscienze. Se le strade groviera sono un cancro della nostra terra, abbiamo rimosso le numerosissime e antiche metastasi. Dove si sono smarriti l’entusiasmo e l’indignazione per la chiusura del punto nascita del nosocomio mussomelese? Eppure c’era stata una mobilitazione senza precedenti, con tanto di ribalta mediatica nazionale e sit-in con una coreografia degna di competere all’Oscar per la migliore sceneggiatura. Protestiamo solo sull’onda emotiva del momento, incuranti se il dissenso raggiunge lo scopo e la terapia guarisce l’ammalato. Sparito il sintomo scompare l’indignazione anche se la malattia progredisce, magari in modo silente ma con più vigore. Il punto nascita ha chiuso e ora tutti sembrano disinteressarsene. Così come, a Mussomeli, abbiamo issato bandiera bianca sul fenomeno del randagismo, dei problemi legati alla raccolta differenziata, dello sgretolamento del centro storico, della chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace. Una resa su tutti i fronti. Accettiamo anche gli aspetti più torbidi come è l’acqua inquinata o salata del salito. Afflitti dalla sindrome di Korsakoff, soffriamo di amnesia retrograda che non ci permette di ricordare i problemi passati anche se attuali e irrisolti. In questo modo è caduto nel dimenticatoio il sospetto che l’alto numero di morti precoci e legate a malattie tumorali possa essere correlato a sostanze cancerogene presenti nell’oscuro ventre dell’entroterra siciliana. A forza di stare in ginocchio, ci siamo assuefatti alle piaghe da decubito, non avvertiamo più il dolore. Restiamo indifferenti innanzi allo spopolamento, alla condanna a morte dei settori storicamente portanti quali edilizia e agricoltura, alla progressiva estinzione di commercio e artigianato. “Chiodo scaccia chiodo, ma quattro chiodi fanno una croce” scriveva Cesare Pavese e volgere lo sguardo altrove non eliminerà le tante croci che i cittadini-martiri del Vallone si trovano costretti a sopportare. Questa apatico distacco dai nostri diritti ci trasforma, però, da vittime a correi, colpevoli di omissione di soccorso della nostra terra che sempre più si trova nella posizione “a fronte praecipitium, a tergo lupi”, braccata senza possibilità di salvezza.
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