Mussomeli – Molti si sono messi a pontificare. Da oggi la Sp 38 è di nuovo transitabile. Roma, si sa, non è stato fatta in un giorno. In Sicilia, nel nisseno, per una passerella di poco più di 10 metri servono 7 mesi. L’apoteosi della lentezza, non della prudenza. Dato che numerosi politici locali si sono lanciati in improvvide esternazioni, farcite di propaganda, di promesse non mantenute, di meriti autoreferenziali. Quando poi è risultato evidente che la macchina era inceppata, immobile, gli stessi politicanti si sono affrettati a puntare il dito contro questo o quel responsabile. Come nel ponte, hanno proceduto a senso alternato, da fautori a inquisitori dell’opera. Il “mea culpa” è una preghiera che molti amministratori locali sono incapaci di recitare, nemmeno quando, come in questo caso, il fallimento è grande come il ritardo. L’apertura del ponte è uno spiraglio? Nella identica misura in cui una tracheotomia possa definirsi una piacevole boccata di ossigeno. Il ponte Bailey aperto il giorno dopo in cui si festeggia la liberazione, transitabile certo ma con tutte le limitazioni del caso, è una cura palliativa, pagata a caro prezzo dai cittadini del Vallone, una terra morente afflitta da “horror vacui” che ha sperimentato come una piccola voragine possa generare un’apocalisse. “La natura rifugge il vuoto” avvertiva Aristotele, nel Vallone certa politica lo persegue.
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