Caltanissetta – Pioggia di condanne, compresi due ergastoli per il boss e la moglie, chiesta in appello. È stata la procura generale a sollecitarla alla corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta al processo legato all’inchiesta dei carabinieri su mafia, omicidi, droga e pizzo ribattezzata «Chimera».
Solo per tre dei venti imputati sono state proposte modifiche di pena, per gli altri la conferma della sentenza di primo grado, comprese le cinque precedenti assoluzioni con la rinuncia all’appello, adesso, da parte della stessa procura generale.
Carcere a vita , come in primo grado, per il capomafia della Stidda, Salvatore Sanfilippo di 61 anni e la moglie, la cinquantottenne Beatrice Medicea per due lupare bianche. La prima risale al giugno del 1984 con la scomparsa di Benedetto Bonaffini, l’altra all’agosto del ’91 quando si sono perse le tracce di Luigi La Bella.
Poi 10 anni e 8 mesi per Girolamo Bonanno, 12 anni, 5 mesi e 23 giorni a Silvia Catania, 14 anni e 2 mesi Marco Gesualdo, 15 anni e 6 mesi per Gianfilippo Fontana, 4 anni e 1 mese per Melina Paternò e Paolo Di Mattia , 17 anni e 4 mesi al nipote del boss, Paolo Sanfilippo, 10 anni e 8 mesi Salvatore Giarratana, 16 anni per Emanuele Brancato, 12 anni, 5 mesi e 23 giorni, Giuseppe Morgana, 4 anni per Salvatore Di Mattia, 4 anni e 10 mesi Salvatore Adamo Sanfilippo e 9 mesi a Salvatore Strazzanti.
Rinuncia all’appello, invece, da parte della procura generale per la figlia del boss , Maria Sanfilippo, i fratelli Luca e Valentina Guerra, Grazia Minischetti e Massimiliano Cammarata.
A parte il boss e la moglie – assistiti dagli avvocati Agata Maira e Flavio Sinatra – accusati di omicidio il resto degli imputati – assistiti dagli avvocati Carmelo Terranova, Giada Faraci, Martina Petrantoni, , Vincenzo Vitello, Giampiero Russo, Giacomo Ventura, Adriana Vella, Agata Maira, Flavio Sinatra, Attilio Villa, Giuseppe Piazza, Gaetano Giunta, Sergio Anzaldi, Gaetano Lisi, Raffaele Minieri ed Elisa Gatto – sono sotto processo per le ipotesi , a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsioni, armi e droga.
Nei loro confronti il ministero dell’Interno e Giuseppe Campisi – assistiti, rispettivamente, dagli avvocati Giuseppe Laspina e Giuseppe Panepinto – sono parti civili.