Sta tornando prepotente, con accade in modo ciclico, il dibattito sul formato della Serie A. E, in questo senso, non sfugge come i sostenitori della riduzione da 20 a 18 squadre siano sempre di più.
Gli appassionati che seguono regolarmente le dinamiche del calcio, magari consultando anche una recensione Betitaly aggiornata per comprendere meglio le quote e le prospettive delle squadre, non possono peraltro non notare come l’attuale formato stia mostrando evidenti limiti strutturali.
La questione – si precisa fin da questa parte introduttiva – non è meramente numerica, ma tocca aspetti fondamentali della competitività, della sostenibilità economica e della qualità del prodotto calcistico italiano. Non è dunque casuale che mentre le big del campionato – come Inter, Juventus, Milan e Roma – hanno votato compattamente per la riduzione, le altre squadre si sono schierate per mantenere lo status quo, evidenziando una frattura molto profonda.
Il calendario è sempre meno sostenibile
Per quanto concerne i fattori che stanno spingendo verso la necessità di riformare il formato, il primo motivo è la congestione del calendario. Le squadre impegnate nelle competizioni europee si trovano infatti ad affrontare stagioni da oltre 60 partite, con un carico che è insostenibile e che compromette sia la qualità del gioco che la salute dei giocatori. La riduzione a 18 squadre libererebbe dunque quattro weekend, passando da 38 a 34 giornate di campionato: una flessione che potrebbe far felici molti club e, in particolare, quelli impegnati nelle coppe europee.
L’alleggerimento non rappresenterebbe solo un sollievo numerico, ma consentirebbe una migliore gestione degli impegni internazionali. I club italiani potrebbero infatti risparmiare energie preziose in partite spesso poco significative contro avversari di minor calibro.
Gli esempi europei non mancano. La Bundesliga tedesca, che dal 1963 mantiene il formato a 18 squadre, ha da tempo dimostrato come sia possibile coniugare competitività interna e successi internazionali.
Qualità contro quantità
Per quanto invece riguarda le conseguenze, la riduzione del numero di squadre dovrebbe comportare un innalzamento del livello tecnico medio del campionato. L’eliminazione di due formazioni significherebbe infatti la fuoriuscita di circa 40 giocatori, mentre i migliori elementi di queste squadre si redistribuirebbero naturalmente tra le formazioni rimanenti.
Il processo di selezione naturale – si auspica – rafforzerebbe la competitività generale del torneo. Le squadre medio-piccole, invece di lottare per la mera sopravvivenza, potrebbero concentrarsi su progetti tecnici più ambiziosi, sapendo di dover competere in un contesto più ristretto ma qualitativamente superiore.
L’esempio vincente della Germania
Torniamo dunque a occuparci di uno degli esempi più vincenti: quello tedesco. La Germania rappresenta infatti il modello più richiamato e convincente per sostenere la tesi delle 18 squadre. La Bundesliga mantiene questo formato dal 1963 e ha raggiunto risultati straordinari sia a livello di club che di nazionale, con il sistema tedesco che ha dimostrato con i fatti come la riduzione numerica non comprometta l’appeal commerciale del campionato, anzi lo rafforzi attraverso una maggiore concentrazione di talenti.
Non solo. Il movimento calcistico tedesco ha approfittato di questo formato più snello per rafforzare i propri principi di efficienza e sostenibilità: club come Borussia Dortmund, Bayern Monaco e Bayer Leverkusen hanno sviluppato strategie di scouting e formazione che li rendono competitivi a livello internazionale, grazie anche a un calendario meno congestionato.
Sostenibilità economica e redistribuzione delle risorse
Un altro elemento di particolare interesse su cui vale la pena soffermarsi è relativo all’aspetto della sostenibilità economica. Anche se potrebbe sembrare controintuitivo, la riduzione a 18 squadre non comporterebbe necessariamente una perdita economica significativa perché i diritti televisivi tendono a dipendere più dalla qualità degli incontri che dal loro numero assoluto.
Insomma, la torta economica – pur leggermente ridotta – verrebbe redistribuita su un numero inferiore di soggetti, garantendo a ciascuna squadra una quota maggiore. Piuttosto, è evidente come il calcio italiano non debba copiare modelli che funzionano in contesti diversi, ma debba impegnarsi per trovare la propria strada.
Con questa premessa, la riduzione della Serie A a 18 squadre potrebbe realmente rappresentare una scelta strategica che apporterà vantaggi in termini di qualità del gioco, sostenibilità del calendario e competitività internazionale.