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Presentazione del volume “Domus Specialis. Chiese madri nella diocesi di Caltanissetta” a Serradifalco

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Serradifalco – Sabato 09 novembre 2024, alle ore 18.30, nella chiesa madre di Serradifalco, verrà presentato il volume “Domus Specialis. Chiese madri nella diocesi di Caltanissetta”, promosso dal Centro Studi Cammarata e stampato dalla casa editrice Lussografica. Dopo i saluti del parroco Biagio Biancheri, introdurrà l’incontro Giuseppe Giugno, giovane e affermato studioso di storia locale, e sarà Luigi Bontà, curatore del volume e autore del saggio sulla chiesa madre di Serradifalco, a curarne la presentazione. Il volume collettaneo sulle diciotto chiese madri del nisseno risponde a una serie di motivazioni tra cui la ricorrenza dei 180 anni dall’istituzione canonica della diocesi di Caltanissetta (1844-2024) e vuole offrire, a livello storico, un aggiornato strumento di approfondimento sull’argomento, fornendo un insieme di messe a punto e di chiavi di lettura del fenomeno stesso i cui risvolti sono anche di carattere sociale, economico e politico. Non a caso, il direttore del Centro Studi Cammarata, don Massimo Naro, rileva come «“la chiesa Madre” è stata per lungo tempo parte integrante della vita comunitaria e sociale, come una sorta di “fontana del villaggio”, per usare un’espressione suggestiva di papa Giovanni XXIII. Le vicende di vario tenore, che costituiscono la sua storia, rappresentano un capitolo fondamentale della storia della Chiesa locale». Il lavoro è corredato da un ricco apparato fotografico – proposto da Lillo Miccichè – che accompagna i saggi, densi di nuove informazioni e notizie, e coronato da uno studio architettonico sulle facciate delle chiese Madri realizzato da Giuseppe Giugno. La ricerca sulla chiesa Madre di Serradifalco che porta il titolo «I Sesta “hanno fatigato in questa mia matrice chiesa” di Serradifalco», ripercorre le vicende travagliate della costruzione della fabbrica intitolata a San Leonardo Abate e si sofferma sul ciclo di stucchi realizzato dai fratelli Sesta che operarono, nella prima metà dell’’800, in varie parti dell’Isola. E si concentra anche su un altro artista poco conosciuto, il palermitano Leopoldo Messina, il quale concretizzò il progetto dell’arciprete Vincenzo Difrancesco nella prima metà del ‘900, realizzando diverse tele.

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