Home Cronaca Prodotti tipici e click: da Serradifalco “Saporapp”, la scommessa di Liria Zaffuto

Prodotti tipici e click: da Serradifalco “Saporapp”, la scommessa di Liria Zaffuto

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Serradifalco – La Sicilia, luogo di potenzialità inespresse, di risorse inutilizzate, di opportunità non colte. A questo andazzo rinunciatario ma che è  tristemente giustificato dai tanti impedimenti presenti in una terra bella e dannata,  più propensa a dissuadere che a invogliare, c’è chi, nell’entroterra nisseno, invece di allargare le braccia ha preferito rimboccarsi le maniche. Liria Zaffuto, imprenditrice 36enne di Serradifalco,  ha coniugato passato e presente per darsi un futuro. La giovane ha aperto “Saporapp”, e-commerce che vende online le eccellenze enogastronomiche della Sicilia. L’intervista.

Quando e come hai deciso di fondare “Saporapp”?

Tre anni fa ho ripreso un mio vecchio progetto che per varie vicissitudini era stato accantonato.

Cosa ti ha indotto a puntare sui prodotti enogastronomici?

In Sicilia le carte sicuramente vincenti  sono  turismo, cultura  e cibo. Fin da bambina sono stata appassionata di sapori tipici ed è per questo che ho deciso di raccontare la Sicilia attraverso il cibo. Seguendo i percorsi enogastronomici che il lavoro mi porta ad imboccare riscopro sempre tanti e nuovi aspetti dell’isola. Oltre all’attività di vendita, curo un food blog e sono appassionata di storie e fotografia riguardanti pietanze, luoghi e curiosità della Sicilia.

Quali prodotti commercializzi?

Contorni, antipasti, sughi pronti, marmellate, confetture, creme spalmabili e una selezione particolare di vini. Ovviamente tutti prodotti in Sicilia e la maggior parte provenienti dal nisseno o dalle provincie limitrofe. Tutti i prodotti sono  a marchio aziendale, a garanzia della qualità e della ricercatezza. Per avere credibilità mettiamo in gioco l’immagine dell’azienda.

Cosa significa essere imprenditrice nel Sud?

Fare impresa dalle nostre parti è difficile, ancora di più per una donna e, nel mio caso, anche mamma di una bimba di 4 anni. Nel meridione c’è ancora lo stereotipo che l’imprenditore debba essere  un ruolo esclusivamente maschile.

Cosa ti ha spinto a dedicarti all’e-commerce?

Vendere online facilita su alcuni aspetti: le distanze si accorciano, i clienti possono comprare comodamente da casa, non è necessario  che si rechino in zone, come le nostre,  dove la viabilità non  è eccelsa. Internet arriva ovunque  per cui il mercato a cui ci si rivolge è di gran lunga più ampio.

C’è un rovescio della medaglia?

Non è semplice avere visibilità in rete  ed emergere tra chi ha fatto la storia del cibo italiano. I tempi sono stretti per aggiornare il sito con prodotti e contenuti sempre nuovi e bisogna stare al passo coi tempi.

Dopo tre anni hai tirato le somme?

Si, il bilancio è positivo. L’attività è in crescita ma bisogna sempre cercare la novità, non fermarsi mai. Il primo anno ho iniziato a promuovere i prodotti in Italia e ora vendo all’estero.

Dove?

Principalmente area Europa. Germania, Belgio e Francia, in testa

Quali prodotti sono più apprezzati?

I vini, in particolare il vino alla mandorla che ha avuto successo nel campo della ristorazione e dei cocktail. E’ stato motivo di soddisfazione vendere vino ai francesi, tradizionalmente un popolo competente ed esigente in campo  enologico.

Internet ha rovinato  il commercio locale?

E’ un modo diverso di approcciarsi al lavoro, dietro un’attività online ci sono figure professionali diverse rispetto a quelle di 20 anni fa.  E’ cambiato il ruolo ma alla base c’è sempre l’uomo. Il pc o il sito non lavorano da soli, servono grafici, programmatori, commerciali, etc. E’ un’azienda a tutti gli effetti.

Cosa ti senti di dire ai giovani che vanno o meditano di andare via?

Non ti nascondo che anche io in passato ho avuto la tentazione di allontanarmi in modo definitivo dalla mia terra. Ho anche avuto esperienze lavorative all’estero che, alla fine, mi hanno arricchito e mi hanno fatto capire che il futuro era nella mia Serradifalco. Tornando alla domanda, io direi loro di viaggiare, ampliare il proprio bagaglio culturale, la propria creatività e reinvestire il patrimonio di conoscenze nella terra natia.

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