Caltanissetta – È dalle indagini sulla pista nera legata alle stragi del ’92 che è saltato fuori il progetto eversivo. Figlio di un’idea di un gruppo di fascisti che avrebbero voluto controllare la magistratura per screditare quelli poco graditi. Con un dente avvelenato, contro i magistrati, che neanche Cosa nostra avrebbe mostrato.
Al centro di questo progetto, per la procura nissena, vi sarebbero stati Adriano Tilgher esponente di spicco di Avanguardia nazionale e già condannato nel 1981 per la riorganizzazione del partito fascista e, ancora l’avvocato Saverio Ingraffì, il docente universitario Francesco Scala.
Ma l’indagine madre è legata al cosiddetto depistaggio sule stragi del ’92. In questo caso sulla strage di Capaci.
Un aspetto, questo, che coinvolge, per i magistrati nisseni, l’avvocato Stefano Menicacci e Domenico Romeo, suo collaboratore.
«Ma ancora cercano ste cose…dopo anni», avrebbe chiesto Romeo, 69 anni a Menicacci , riferendosi alle indagini della procura di Caltanissetta sulla strage di Capaci.
E in tal senso, tra le pieghe dall’operazione coordinata dalla Dda di Caltanissetta e dalla Dia è stato sottolineato come «gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati di aver reso ai magistrati dichiarazioni false e depistanti finalizzate ad impedire l’accertamento della verità». Il riferimento è alla strage in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della loro scorta.
Ai due indagati, con l’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Santi Bologna, sono stati concessi gli arresti domiciliari.
L’indagine ha consentito di squarciare i veli su un progetto ispirato dalla ideologia fascista e alla costituzione di un “osservatorio” sulle attività della magistratura. Struttura di cui – come emergerebbe dalle intercettazioni raccolte durante le indagini – farebbero parte anche componenti occulti per colpire alcuni magistrati non graditi. Progetto che, secondo la teoria degli stessi indagati, sarebbe già stato avviato.
L’inchiesta è nata proprio da intercettazioni che avrebbero rivelato il progetto di cui farebbero parte anche componenti occulti per colpire alcuni magistrati «non graditi». E prevedrebbe anche l’avallo di altissimi livelli del governo, approvazione che gli associati avrebbero affermato nei loro colloqui intercettati, di avere già ottenuto. Nessun esponente delle istituzioni, però, è sottoposto ad indagini. Un passaggio, questo, ribadito a chiare lettere dal procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca.
Secondo quanto emerge dalle indagini, Romeo, doveva essere interrogato dalla procura di Caltanissetta e Menicacci, lo avrebbe indottrinato sulle risposte da girare ai magistrati nisseni. Menicacci avrebbe ideato come spiegazione che tutto era legato al processo nei confronti di Paolo Bellini, l’ex terrorista di Avanguardia nazionale condannato all’ergastolo in appello per la strage della stazione di Bologna.
L’indagine coordinata dalla procura di Caltanissetta, guidata dal procuratore Salvatore De Luca, «si colloca nell’alveo di quella difficile, ma fondamentale opera di ricerca della verità sulle stragi del 1992 nella quale la procura di Caltanissetta è impegnata – si inserisce a margine della più ampia vicenda relativa alla verifica, su impulso della direzione nazionale antimafia, dell’esistenza di elementi probatori, che possano portare a ritenere un ruolo del fondatore di Avanguardia Nazionale, Stefano delle Chiaie, deceduto nel 2019, ed eventualmente altri esponenti collegati alla destra eversiva, nella fase di ideazione e/o esecuzione della strage di Capaci».
Sarebbero emersi spunti investigativi che avrebbero consentito agli inquirenti di «collocare il neofascista Stefano Delle Chiaie a Palermo in un periodo a ridosso delle stragi del 92 e dei suoi rapporti con esponenti mafiosi e dei servizi di sicurezza, oltre che con esponenti politici siciliani».
E per i magistrati «Menicacci in vista dell’escussione di Romeo – emerge dagli atti dell’inchiesta – detta a quest’ultimo cosa avrebbe dovuto riferire ai pm per la Leghe… e secondo le istruzioni fornite da Menicacci a Romeo, questi avrebbe dovuto riferire che non avrebbe avuto mai nessun rapporto politico con Delle Chiaie…. Menicacci gli dettava ogni cosa e Romeo avrebbe dovuto imparare a memoria».
E, sempre secondo i pm nisseni, «Menicacci ha spiegato a Romeo che l’interesse su Delle Chiaie scaturiva dalla circostanza che il collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero avrebbe riferito di aver visto poco prima della strage di Capaci Delle Chiaie a Capaci”.
Nell’ambito dell’inchiesta sono state effettuate delle perquisizioni nelle abitazioni di Adriano Tilgher, esponente di spicco della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale, condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista.