Home Cronaca Quei curiosi legami spezzati con la statua della Madonna della Catena

Quei curiosi legami spezzati con la statua della Madonna della Catena

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Mussomeli – Non tutti lo sanno o forse non molti. Che la statua della Madonna della Catena del castello di Mussomeli, già da tempo, è stata individuata presso una località non distante dalla nostra. E che i proprietari hanno un legame con la nostra storia più antica. Fatto strano è che sulla vicenda, pare, si sia voluto mantenere un certo riserbo. E davvero non ci è chiaro il perchè. Bene, oggi, giornata della festa religiosa del castello, ci piace svelare quello che, per i più, costituisce ancora un mistero. La storia è antica e anche bella. Quella di Nostra Signora della Catena che ha un chiaro riferimento al re Martino I il Giovane. Contro il quale, proprio in quella che ancora oggi conserva il nome di “Sala dei baroni”, dentro il castello di Mussomeli, si orchestrò il tradimento del 10 luglio 1391. Siamo in Sicilia, nell’agosto del 1392, al tempo della dominazione aragonese e appena alla fine della sanguinosa Guerra dei Novant’anni, scoppiata a Palermo il 30 marzo del 1282 con la Rivolta del Vespro. Ma in quel mattino di fine Trecento un prodigio avvenne a Palermo, proprio a Piazza Marina dove trovò la morte il nostro Andrea Chiaramonte ultimo rampollo di quella famiglia che scrisse la storia del nostro paese. Dalle origini. Almeno quelle documentate! Andrea Chiaramonte, signore di Mussomeli, trovò la morte l’11 giugno 1392 proprio in piazza Marina, decapitato, tradito e abbandonato. Sempre in quella piazza, teatro di tante sanguinose esecuzioni, nell’agosto del 1392, tre uomini erano stati lì condotti per essere impiccati . Ma proprio mentre venivano preparate le forche, si scatenò un violento temporale che costrinse il popolo a fuggire. E, con lui, i carnefici e i tre condannati, rifugiatisi nella vicina chiesa della Vergine del Porto, presso il mare, non essendosi potuti trasferire in carcere. Durante la notte furono miracolosamemte spezzate le catene che legavano tra loro i rei. E miracolo fu! Questo il breve antefatto per introdurre una preziosa pagina di storia locale che si intreccia con quella più generale dell’isola e con quella smisurata della fede. Il testo che segue è stato gentilmente concesso dal professore Calogero Enzo Barba, cultore di storia locale.

 

 

 

La Madonna della Catena dei Campo

 

La primitiva scultura della Madonna della Catena una volta esistente nel Castello di Mussomeli, probabilmente è opera di un autore minore, di cui ad oggi non ci sono pervenute tracce documentarie per risalire al nome dello scultore.

La statua è composta da due pezzi monolitici, in alabastro siciliano, materiale lapideo estratto nel territorio mussomelese probabilmente da Monte Caccione, luogo da dove provenivano i pezzi lapidei per la costruzione degli apparati decorativi di alcune chiese mussomelesi a partire dal Cinquecento fino al Settecento.

La scultura di modesta fattura di cui si erano perse le tracce a livello popolare, era stata individuata alcuni anni fa da occasionali visitatori di una grande tenuta terriera privata, ma solo recentemente è stata rintracciata e fotografata da diversi studiosi.

Oggi la Madonna della Catena col Bambino è ubicata all’interno di una piccola e antica chiesetta privata siciliana ricostruita nel 1694, la statua è collocata fuori dall’abside dove si trova la mensa/scanno ligneo in stile barocco dell’altare centrale del santo protettore, nella parete di fondo dell’abside è collocata centralmente una grande tela mistilinea settecentesca datata 1757, opera attribuita a Francesco Gramignani Arezzo (Palermo 1700-1780), opera pittorica di buona fattura raffigurante Sant’Andrea chiamato da Gesù, tema legato al luogo e al santo come protettore della corporazione dei pescatori, a cui da sempre è dedicata la chiesa e l’altare maggiore.

La Madonna della Catena col bambino è ubicata nell’angolo destro dell’unica navata della Chiesetta del ex Biviere di Lentini, collocata su un piedistallo in pietra calcarea a forma cubica. Il blocco di pietra faceva parte del molo del porticciolo del lago, situato a pochi metri dalla chiesa dove sono ancora visibili i resti delle altre pietre che componevano il molo.

Oggi ricopre un ruolo secondario quasi decorativo, un oggetto d’arte da guardare durante le visite dei vari gruppi di turisti occasionali che si inoltrano a gustare le bellezze ambientali e culturali del parco botanico privato.

Da testimonianze scritte sappiamo che nella pubblicazione “Escursioni archeologiche in Sicilia del 1883 ad opera di Antonio Salinas, la statua si trovava a Mussomeli presso il Palazzo Trabia, per essere successivamente riportata al Castello di Mussomeli.

In seguito, durante il restauro architettonico del Castello del 1908/1910, sotto la direzione dell’Architetto palermitano Ernesto Armò, lo stesso si occupò occasionalmente anche del “restauro/rifacimento” della statua facendo ricostruire agli intagliatori/scalpellini del cantiere del castello, alcune parti mancanti come la testa del bambino Gesù e la mano della Madonna con un anello della catena.

La statua, negli ultimi centocinquant’anni ha subìto vari spostamenti rispetto alla collocazione originaria che ha avuto nella cappella palatina del Castello Chiaromontano per più di quattrocento anni. La scultura, a partire dalla Signoria dei Campo e per diversi secoli, è stata  collocata sopra l’antico e sintetico altare in pietra addossato alla parete nella Chiesetta interna del Castello Chiaromontano, dopo la seconda guerra mondiale fu spostata da Mussomeli a Palermo presso la residenza della famiglia Lanza Trabia dove rimase fino alla seconda metà degli anni sessanta, e sembra che si fossero perse le tracce di essa, ma non la memoria da parte di alcuni cultori di storia patria locale.

La statua del Castello è stata realizzata nel 1515 da un ignoto scultore autoctono, probabilmente un artigiano intagliatore dell’area interna siciliana che risentiva degli echi della cultura rinascimentale toscana/carrarese e che molto probabilmente avesse visto le due statue marmoree della vicina città di Sutera.

E’ evidente ad un primo attento sguardo dell’opera che lo scultore ha cercato di ripetere modi e tipologie da tempo presenti nelle botteghe degli scultori/marmurari in Sicilia senza riuscirci appieno, come testimoniano altre sculture coeve ma di ben altra fattura artistica, realizzate con materiale lapideo importato proveniente dalle botteghe palermitane come le due marmoree sculture delle madonne suteresi, la Madonna della Grazie col Bambino e la Madonna del Soccorso col bambino del 1503.

Tra le opere plastiche presenti nei paesi viciniori a Mussomeli come non ricordare le madonne di Naro e Castronovo dedicate al culto di Santa Maria della Catena a partire dalla prima metà del Cinquecento. Tra le tante opere d’arte presenti nell’antica Castronovo di Sicilia come non citare la raffinata statua di matrice rinascimentale dedicata alla Madonna della Catena col Bambino, in marmo di Carrara dipinta, proveniente dalla chiesa dell’Annunziata e trasportata nel 1784 nella chiesa Madre.

Nel 1515 Ferdinando II detto il cattolico era Re del Regno di Sicilia, Mussomeli ricadeva sotto la Diocesi di Girgenti ed era sotto la Signoria dei Campo (1467-1549) che beneficia della crescita e della prosperità della propria comunità. La statua della Vergine col bambino, con molta probabilità fu commissionata nel 1515 da un Magistrato probabilmente incaricato in quel periodo da D. Francesco Campo (Palermo, 1466 – 1529) secondo Signore e Barone di Mussomeli dal 1486 al 1529, figlio di D. Pietro Campo primo Barone di Mussomeli e di Donna Isabella Castellar. La popolazione di Mussomeli sotto i De Campo nel primo censimento ufficiale fatto eseguire dal Viceré de Vega del 1548, doveva essere di circa 5500 anime. La statua, in alabastro bianco siciliano leggermente venato si presenta con uno schema iconografico tardo gotico ma con posa statica, poco plastica dal punto di vista della risoluzione scultorea, dei particolari anatomici e del panneggio, verosimilmente riprende l’immagine iconografica di tante Madonne delle Grazie col bambino esistenti in Sicilia, con l’aggiunta simbolica dell’attributo della catena, in questo caso la presenza dell’anello in pietra in parte ancora esistente e visibile, tenuto dalle mani di Gesù bambino ed accompagnato dalla mano destra della Madonna.

Il volto della vergine ha forma ovale, occhi piatti e poco descrittivi, naso non proporzionato e scarsamente modulato come valore scultoreo, collo conico ben tornito e allungato con una collana a maglie e un medaglione romboidale originariamente dorati.

Da un’attenta analisi della superficie e dei particolari, è ancora leggibile una debole traccia policroma di colorazione, ancora presente all’interno di alcune parti del panneggio. In tutto il volume dei capelli sono ancora visibili le tracce di doratura a missione, come negli orli esterni della veste.

La statua poggia su un basamento di forma esagonale facente parte  dalla scultura, che riporta un’iscrizione a bassorilievo con la data ancora ben leggibile sul lato sinistro del basamento. In buone condizioni anche la testimonianza della scritta nella parte centrale, mentre è semi leggibile la scritta sul lato destro.

L’iscrizione alla base venne riportata da Antonio Salinas che lesse “MCCCCCXV HOC OP9 FIERI FECIT MAC VIV ECV”.

La Madonna della Catena col bambino e il piedistallo complessivamente misura cm.140x52x31.

 

Calogero Barba

 

 

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