Caltanissetta – È battaglia giudiziaria quella che s’è accesa sulla demolizione di un palazzo. Operazione reclamata da una delle parti in questione ed a cui si sono opposti i destinatari.
Sullo sfondo pronunciamenti del Tar sullo sgombero e demolizione e una diffida indirizzata una diffida indirizzata alla commissione straordinaria del Comune di San Cataldo e al prefetto di Caltanissetta.
Sì, perché è a San Cataldo che si trova il palazzo della discordia. Lì si trova la costruzione, sorta nei primi anni novanta, di cui una confinante – assistita dall’avvocato Gioacchino Genchi – avrebbe chiesto l’abbattimento perché, secondo la sua tesi, non rispetterebbe la distanza minima dal suo fondo.
E tra le pieghe della sua diffida, l’avvocato Genchi ha rimarcato come «già da tempo si sarebbe dovuto provvedere allo sgombero e alla demolizione, da parte del Comune di San Cataldo, delle opere e dei manufatti edilizi abusivi ubicati al civico 60 della via dei Platani di San Cataldo».
Peraltro, seppur i termini sono stati posticipati di alcuni giorni, una ordinanza del Comune di San Cataldo ha imposto alle società che gestiscono il servizio, il distacco delle utenze di acqua, energia elettrica e gas. Provvedimento che interesserà le quattro famiglie che vivono nella costruzione in questione.
Di contro, sul fronte opposto, gli abitanti del palazzo della discordia – assistiti l’avvocato Antonio Messina – hanno chiesto una sospensiva.
E parallelamente avrebbero puntato l’indice su un errore di fondo che sarebbe legato al confine catastale che non coinciderebbe con quello reale. Per cui la distanza, in realtà sarebbe stata rispettata.