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Quindicenne morta per un testa-coda a 120 orari, condannato il guidatore

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Gela – Scatta la condanna per il giovane che ha provocato la morte di un’adolescente per un testa-coda a 120 chilometri orari.

È di quattro anni e otto mesi la pena inflitta al ventiquattrenne catanese Gaetano Vizzini per il decesso di Vittoria Maria Caruso che viaggiava sul sedile posteriore dell’auto guidata dall’imputato.

Il giudice ha pure deciso per la revoca della patente di guida e l’interdizione dai pubblici uffici per i prossimi cinque anni.

La tragedia della strada, evitabilissima, s’è consumata la sera del 17 marzo di cinque anni fa lungo la strada statale 117, in contrada Farello, a Gela. Il ventiquattrenne era al volante della Fiat Panda della madre. A un certo punto ha imboccato una strada chiusa al traffico dirigendosi verso il cimitero Farello. In macchina, con lui, v’erano altri tre ragazzi e, tra loro, la giovanissima Vittoria.

Improvvisamente Vizzini, dopo avere raggiunto i 120 chilometri orari, avrebbe tirato su il freno a mano sterzando a sinistra, così da finire in testa coda.

Gli occupanti dell’utilitaria sono rimasti illesi, a eccezione della sfortunatissima Vittoria le cui ferite si sono poi rivelate fatali.

Ma nel momento in cui sono stati trasferiti in ospedale è emerso che Vizzini sarebbe stato, in quei frangenti, sotto effetto di un po’ d’alcol e di cannabis.

Negli strascichi giudiziari che poi ne sono derivati, la famiglia si è affidata a “Giesse risarcimento danni”, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali e ha seguito il processo con l’avvocato Rita Parla.

«A settembre – è il ricordo dei genitori Irene e Francesco – Vittoria avrebbe compiuto 21 anni e, quasi sicuramente, avrebbe frequentato l’università… ciò che ci fa più male è il futuro che le è stato sottratto. Un’intera vita di sogni, speranze, amori, finita all’improvviso e troppo presto. Vittoria ci manca come l’aria. Con la condanna si chiude per noi un capitolo dolorosissimo. Vittoria ci è sempre rimasta accanto, dandoci la forza di lottare per lei e insieme a lei».

E la mamma di Vittoria ,  incontrando i ragazzi a scuola , li mette in guardia sui rischi dell’uso di alcol e droga prima di mettersi alla guida. «Parlo con i giovani e racconto la mia storia, mostrando anche le immagini dell’incidente che ha spento il sorriso di mia figlia per sempre… Vorrei far capire ai ragazzi che la vita è una e merita di essere vissuta. Non puoi rischiare di perderla a 15 anni per una bravata. L’alcol e le droghe – è andata avanti – ti fanno percepire il pericolo in modo diverso, rispetto a una persona lucida, e questa alterazione ti dà l’illusione di essere onnipotente e pensare “tanto a me non capita nulla”. Invece poi, purtroppo, accade l’irreparabile ed è troppo tardi per tornare indietro».

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Diego Ferraro, responsabile della sede di Giesse ad Agrigento, nel sottolineare che «la condanna, ovviamente, non restituirà Vittoria ai suoi genitori, ma possiamo dire che giustizia è stata fatta. Al tempo stesso, però, serve sensibilizzare i giovani affinché comprendano le conseguenze di questi comportamenti che violano le norme del codice della strada: se bevi o ti droghi non puoi metterti alla guida di un veicolo, senza se e senza ma».

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