Caltanissetta – Da un fallito agguato a una catena di furti. C’è tutto questo nel calderone processuale a carico di sette imputati, alcuni dei quali hanno chiesto e ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Sullo sfondo il cosiddetto racket della paglia.
E proprio su questo fronte affonderebbero le radici le contestazioni, peraltro le più pesanti, ossia quelle di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, che pendono su padre e figlio, il sessantacinquenne Orazio Pisano e il quarantenne Giuseppe Pisano. Il primo sarebbe stato il mandante, il secondo l’esecutore materiale di quell’imboscata non andata a segno fino in fondo, ai danni di Carmelo Palmieri. L’agguato è scattato il 3 luglio di tre anni fa.
In quei frangenti gli sono stati esplosi contro oltre una decina di colpi d’arma da fuoco che lo hanno raggiunto al torace. Ma è riuscito a fuggire ed a chiedere aiuto. Poi è stato trasferito all’ospedale «Sant’Elia» di Caltanissetta in codice rosso.
Il ferito, secondo la ricostruzione investigativa, non si sarebbe piegato al volere degli altri che – per gli inquirenti – avrebbero voluto controllare il mercato della raccolta della paglia soprattutto nelle aree di contrada Mangiova e di borgo Manfria.
E da intercettazioni raccolte proprio in ospedale sarebbe stato ricostruito l’accaduto coinvolgendo poi Giuseppe Vaccaro che sarebbe stato alla guida dell’auto del sicario – ruolo ricondotto dall’accusa a Pisano figlio – Pericle Ignazio Pisano ed Emanuele Pisano (zio di Giuseppe e fratello di Orazio) , quest’ultimo anche nella duplice veste d’imputato e parte civile al tempo stesso per avere subito l’incendio del suo caseificio. A ordinare quell’attentato, per l’accusa, sarebbe stato proprio il fratello. Anche loro tre sono in abbreviato.
Chiudono il quadro, ma in ordinario, Vincenzo Alberto Alabiso e il quarantatreenne Fabio Russello, che rispondono di furti.