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Riaprite Polizzello! Chiuderlo significa consegnarlo a vandali e tombaroli. Le Foto

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Mussomeli – Sarà l’aura. Qui c’è sempre stato il culto dell’aria, dell’area e, probabilmente, dell’era (hera). Non è uno scioglilingua ma un compendio di un luogo magico.  La fascinazione di e per Polizzello risale alla notte dei tempi, qui gli insediamenti ci sono sempre stati. C’è un certo magnetismo che attrae gli uomini in questa frazione dell’umanità, di desinenza greca e di sintassi sicilianissima. E anche ieri il censo du ciansu (gelso in dialetto), per continuare a giocare con le assonanze, ha prodotto un verdetto: una folla desiderosa e volitiva è tornata a popolare borgo e sito. Dietro ogni visitatore, non importa se proveniente da Mussomeli oppure da Catania, c’era una ferrea volontà di rivivere ed esplorare questo luogo ammaliante. Un desiderio enorme, più grande della difficoltà viaria e del ripido percorso che occorre affrontare affinché Polizzello  si conceda. Nel parco archeologico abbiamo trovato sgradevoli reperti:  rifiuti abbandonati di incivili che si sono intrufolati mesi, forse anni addietro. E’ il segno che la chiusura non  protegge e men che meno valorizza.  Rendere un sito non fruibile significa consegnarlo a  vandali, tombaroli e malintenzionati,. Aprirlo, come è successo ieri, vuol dire affidarlo a quel popolo di turisti civili, rispettosi e interessati che sono un deterrente e sentinelle dei troppi episodi che hanno sventrato questa terra feconda e spirituale. Polizzello non abbandona e non si abbandona, al limite ci si allontana momentaneamente, alla fine il richiamo del gelso ha la meglio su ogni tentativo (sempre fallito) di desertificazione umana e culturale.

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