Home Cronaca Rosk ad Acquaviva Platani “L’opera più bella è quella che farò”. “A...

Rosk ad Acquaviva Platani “L’opera più bella è quella che farò”. “A mio figlio dedicherò la vita”.

2.491 views
0

Acquaviva Platani – Lo abbiamo raggiunto ad Acquaviva Platani in un freddo pomeriggio di fine gennaio. Cappello, mascherina e, in mano, i ferri del mestiere. Prima di salire a bordo del suo carrello pensile, Maurizio Giulio Gebbia, in arte Rosk, serradifalchese di origine e palermitano d’adozione, famoso in tutto il mondo per la sua street art, si consegna per un attimo alla nostra penna, chiedendo, subito dopo, di potere ultimare il lavoro prima di raccontarsi del tutto… o quasi. L’aria è fredda quasi gelida, il pomeriggio sta per cedere il passo alle ombre della sera, ma la vista da quell’angolo sperduto di mondo è impagabile. E si ha la sensazione netta, vedendo l’artista al lavoro, che proprio lì, in quello spicchio recondito della terra, qualcosa si muova per generare nuova linfa e lasciare un segno, un’impronta da consegnare a futura memoria. Il volto è noto, quello sul muro del municipio, ma il nome ancora di più, Salvatore Quasimodo, Nobel letteratura 1959, che, proprio ad Acquaviva trascorse un frammento della sua giovinezza, incardinata in quello spazio reale e metaforico di attese e di rimandi che è la locale fermata ferroviaria, dove il padre fu capostazione dal 1912 al 1913. A quel tempo l’autore di “Che vuoi pastore d’aria?”, la lirica dedicata ad Acquaviva, aveva solo undici anni. L’età in cui si è più permeabili e plasmabili. Arriviamo giusto in tempo per assistere all’apposizione della firma, in alto a sinistra, sull’opera quasi ultimata, un suggello che sa di storia, progetto e memoria. E per realizzare che l'”azzardo” del sindaco di cedere nientemeno che un muro del palazzo comunale per farne la tela di un affresco dipinto a colpi di spray, si è rivelato già una scommessa vincente. Il progetto è stato realizzato con le somme della democrazia partecipata per un costo che si colloca “a metà fra quelli che sono i prezzi del talentuoso artista, ovvero dai due ai ventimila”. Ci lascia così con un’ampio margine di incertezza, Caruso. A fronte della certezza che il risultato è potente e dirompente. A partire dal colore. così proprio all’autore abbiamo chiesto il perchè di quella scelta che intanto si congratula per la domanda.
“Quest’opera è la seconda di un ciclo inaugurato quache mese fa a Miami. E’ la sperimentazione di un nuovo linguaggio cromatico”.
Immaginiamo che l’evoluzione sia alla base della sua arte
“Assolutamente. Questa è la fase del togliere”.
Come si può fare di una passione la propria professione?
“La mia consacrazione all’attività professionale è stata piuttosto burrascosa (ride ndr), praticamente quando, da grafico laureato, ho capito che non era fatto per stare dietro a un PC. Soprattutto a Milano”.
Da quando dipinge?
“Esattamente da ventidue anni. Oggi ne ho trentasei, ho iniziato da quando ne avevo quattordici. Serradifalco è stata la culla che mi ha dato i natali sia anagraficamente che artisticamente. Lì c’è il mio cuore, oltre che il mio primo murales”.
A chi si sente debitore?
“Ai miei genitori. Nonostante il mio nome d’arte, mi sento sempre Gebbia”
Perchè Rosk?
“Mi suona bene”
C’è sempre un rapporto quindi, fra musica e arte
“Ma certo!”
Lei è diventato famoso per il murales della Cala a Palermo che ritrae Falcone e Borsellino
“Sì, in occasione del 25° anniversario della Strage di Capaci, ci è stato commissionato dall’Associazione Nazionale Magistrati Italiani quando lavoravo ancora in coppia con Loste. Da allora ho maturato un processo di consapevolezza che mi ha fatto mettere su una vera e propria impresa con sede nel capoluogo della mia terra”
La Sicilia rimane sempre la sua terra, nonostante abbia girato e continui a girare il mondo”
“Si torna sempre e sempre più arricchiti. Grazie al mio lavoro ho la possibilità di viaggiare molto”
Cosa pensa di Banksy?
“Il nostro mondo gli deve molto perchè, in qualche modo, ci ha aiutato a lavorare di più. Personalmente, è stato bello dipingere con lui a Bristol dove sono stato invitato dal noto writer britannico.
Quali sono le sue origini artistiche?
“A metà fra il vandalo e l’artista. Sorride (ndr). Il mio approccio è squisitamente sull’onda del graffito che associo sempre al figurativo dei tempi più recenti”.
C’è un’opera alla quale si sente più legato?
“Sì, una del mio paese, pensata in un momento molto particolare della mia vita”.
Possiamo sapere qual è?
“‘I Carusi’ di via Manzoni”.
Cosa succede se sbaglia in corso d’opera?
“Io sbaglio sempre. Se posso rimedio, altrimenti tento di farmela piacere comunque”.
Qual’è l’opera più bella che abbia realizzato?
“Quella che farò”.
E questa come la giudica?
“Molto importante. Non solo e non tanto per la bellezza ma per l’importanza che ha sotto diversi aspetti”.
Com’è stato il rapporto con la committenza?
“Ah…lui è fantastico! Indica il sindaco (ndr).
Dove ha alloggiato?
All’agriturismo Monticelli.
A suo figlio che sta per arrivare, dedicherà un’opera?
No. A lui dedicherò tutta la vita”. Un bagliore illumina il suo volto e gli occhi accennano ad una commozione che è pura gioia.

Ti è piaciuto questo post?

Clicca sulle stelline per dare un voto!

Average rating 3.3 / 5. Vote count: 6

Vota per primo questo articolo

Condividi