San Cataldo – Imbrattata e deturpata un’opera della scalinata della Torre civica di San Cataldo. Il fatto è stato scoperto venerdì mattina in occasione di una visita scolastica guidata. Ad essere stato preso di mira uno dei più interessanti interventi plastico-figurativi, di epoca contemporanea, che riguardano la città che porta il nome del monaco irlandese, vescovo di Taranto. Le opere in terracotta sono il frutto del lavoro, della competenza e della dedizione di due artisti, Calogero Barba e Giuseppina Riggi, legati dall’amore per l’arte, nella professione come nella vita di ogni giorno. Le sculture che impreziosiscono la scalinata della Torre, sono state donate al comune di San Cataldo, grazie ad un progetto portato avanti nel 2023, con l’allora amministrazione Modaffari, che ha interessato i tre istituti scolastici della città. Con lo scopo di coinvolgere gli alunni durante le fasi operative affinchè divenissero coautori e custodi delle opere stesse. Ecco perchè, alla luce di un così nobile intento, lo sfregio alla figura di Federico II appare ancora più ignobile e paradossale. Come sempre accade in casi come questo, si brancola nel buio e si rischia di cadere nella trappola delle illazioni, in mancanza di informazioni che possano attestare la natura del gesto. Che potrebbe essere anche la “semplice” bravata autonoma o di gruppo o qualcosa di più serio. Ma fino a quando non si sarà appurata la verità non rimane che l’indignazione per lo sfregio ad uno dei quattro pannelli lacerti in terracotta che narrano “l’evoluzione storico-culturale delle aree interne della Sicilia”. Le modalità opertive del progetto si sono avvalse dell’esperienza che Giuseppina Riggi aveva consolidato a Librino, con la “Gigantessa”, coinvolgendo gli alunni di uno dei quartieri più degradati e a rischio di Catania. Dove, però, alla luce dei fatti, possiamo ben dire che l’effetto desiderato è stato sortito decisamente con più successo rispetto alla civilissima zona in questione. Peraltro questo è già il secondo attacco che viene perpetrato a danno delle stesse opere, così suggestive ed evocative che appaiono quasi come delle moderne metope cittadine. Inutile indugiare nel ricordare sanzioni e ammonimenti previsti in casi come questo per i deturpatori e neanche sulle motivazioni che possano portare a compiere un siffatto gesto. Ci limitiamo, invece, a segnalare la non proprio rassegnata volontà dello scultore che ieri mattina, armato di buona volontà e non solo, si è recato sul posto e l’opera è già stata ripulita da quella stilizzazione davvero poco felice e tantomeno “artistica”. Al tempo in cui, a scala più vasta si discute dell’opera partenopea di Pesce, nel nostro piccolo si fanno i conti con l’altrettanto piccolo senso del decoro imperante. Ma l’arte e gli artisti volano alto nel segnare il discrimine e il valore della differenza. Pertanto, ci piace ricordare, all’indomani delle Giornate FAI -che tanta folla hanno registrato a Mussomeli- che lo scultore mussomelese, Calogero Barba, ha restaurato, a titolo assolutamente gratuito, tanti oggetti sacri del nostro patrimonio artistico religioso, come la prima scultura della Madonna dei Miracoli o il Crocifisso ligneo che adornava gli stucchi della chiesa di Santa Margherita, ieri visibile all’interno della stessa chiesa. Senza dimenticare le cinque piccole tele scoperte all’interno del reliquiario che custodisce il prezioso Crocifisso di Fra’ Umile nella chiesa dei Santi Gioacchino e Anna. Cose queste che, invece, fanno onore al singolo e a tutta la comunità!