Caltanissetta – Colpevole di concussione, Perché avrebbe scambiato provette del suo sangue con quello della figlia, perché lei risultasse negativa all’alcol test.
Questa, in sintesi la ragione per cui è stato condannato il dirigente dell’Azienda sanitaria provinciale, il sessantaquattrenne Vito Claudio Maria Milisenna – difeso dagli avvocati Dino Milazzo e Sergio Monaco – che, invece, in primo grado è stato assolto.
Ora gli sono stati inflitti 4 anni e 6 mesi di reclusione per due ipotesi d’induzione indebita a dare o promettere utilità con l’aggravante di avere occultato un altro reato e, il solo dirigente dell’Asp anche d’induzione in errore e la falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente un servizio di pubblica necessità.
Condannata anche Maria Tumminelli – assistita dall’avvocato Diego Perricone – medico del pronto soccorso dell’ospedale «Sant’Elia», alla quale sono stati comminati 2 anni e 2 mesi per le stesse due prime imputazioni del dirigente.
Nei loro confronti la stessa Azienda sanitaria provinciale si è costituita parte civile.
Reato prescritto, invece, per Costanza Maria Milisenna – assistita dall’avvocato Dino Milazzo – figlia del dirigente Asp, accusata di guida in stato di ebbrezza. Perché una notte di metà aprile di 7 anni fa una pattuglia della polizia stradale di Canicattì l’avrebbe sorpresa al volante dopo avere bevuto troppo. Questa, almeno, sarebbe l’accusa. La difesa ha sempre sostenuto che ad alterare quei valori sarebbe stato un farmaco che la ragazza assumeva.
Ma ad ogni modo, come peraltro la stessa accusa ha rilevato, per la corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Pasqua Seminara, questi fatti sarebbero ormai troppo datati.