Mussomeli – Si è conclusa, domenica 15 settembre, la mostra del pittore livornese, maestro Giorgio Luxsardo -artista di spicco della pittura post macchiaiola toscana- inaugurata il 9 settembre, con numerosa partecipazione di pubblico, presso Palazzo Sgadari a Mussomeli. L’evento è stato organizzato e promosso dall’assessore alla Cultura del comune di Mussomeli, Jessica Valenza, e curato da Virginia Realmuto, laureata in Storia dell’Arte, con indirizzo alla curatela, col patrocinio del comune di Mussomeli. La mostra traccia, tramite opere provenienti da collezioni private, il percorso artistico del pittore, dagli esordi fino al 2002, anno in cui il maestro espone nella Sala Grande del Teatro Politeama di Palermo. Un legame intenso quello del pittore con l’Isola, da sempre innamorato di questa terra, tant’è che ha sposato una siciliana. “La luce, l’aria, i colori della Sicilia sono particolari e fonte d’ispirazione”, ebbe a scrivere lo stesso Luxsardo. La narrazione dele opere ha poi voluto evidenziare in sede espositiva, le varie tematiche trattate dall’artista, la pittura agreste, quella familiare e quela urbana. La tavolozza è il supporto prediletto dal pittore che si appresta ad accogliere le pennellate dense e intense di colore, ora a rappresentare la campagna toscana, serena e rassicurante, ora il paesaggio inquieto e irrequieto dell’Isola, con i colori vivaci delle barche e la “calura estiva” che impera prepotente sopra ogni cosa. E ne condiziona la vita, il vissuto, persino nella trasposizione grafica. E la famiglia, ancora una volta, fulcro e centro di tutto. Breve nota a margine della biografica dell’autore, intimamente legato al nido dove si sta di giorno e si torna la sera. In quella sublimazione artistica che fa grandi le piccole cose quotidiane. Nel passaggio a più vasta scala, quella urbana, il talento si esprime attraverso gli scorci della città più ossimorica e controversa di sempre, quella Palermo dannata e santa, che può vantare i gioielli artistici di una cultura e di una tradizione millennaria, quali la Cattedrale o Porta Nuova, piuttosto che il Politeama. Questo aspetto particolarmente voluto dalla curatrice a suggello del rapporto che il pittore condivideva col capoluogo siciliano dove sovente si recava, trovando qui la possibilità di attingere a quella immensa Bellezza, sintesi straordinaria di natura e artificio, ma anche di commentare il talento dei pittori siciliani quale Francesco Lo Jacono, Onofrio Tomaselli, Renato Guttuso e altri.