Caltanissetta – Rimedia una denuncia, insieme al fratello, per essersi presentato spontaneamente in caserma per consegnare un fucile che i carabinieri, in un ritiro cautelare, non avevano trovato. Sì, perché aveva il porto d’armi scaduto e, in attesa di rinnovo, ha intestato l’arma da caccia al familiare. Una vicenda non avara di risvolti singolari.
Ma alla fine della disavventura giudiziaria che ne è derivata i due fratelli di Delia, entrambi settantenni – assistiti dagli avvocati Francesco Barberi e Valentina Di Maio – ne sono usciti con un verdetto assolutorio che ha premiato il loro credere, a tutti i costi, nella giustizia.
Tutto ha avuto inizio nel momento in cui uno dei due settantenni ha avuto un alterco con la nipote. Così, cautelarmente, i militari si sono presentati in casa sua a ritirare armi da caccia regolarmente detenute. Lui e il fratello abitano praticamente insieme nello stesso piccolo stabile. E il destinatario della verifica, avendo il porto d’armi scaduto, aveva appena comprato un fucile da caccia intestandolo al fratello, poi vi sarebbero state settantadue ore di tempo, ma lo ha conservato nella sua fuciliera.
Ma quando i militari sono andati via si è accorto che non avevano preso quel fucile che, ancora, risultava pure non registrato. Nel concreto, sarebbe bastato tacere e la vicenda si sarebbe chiusa li. E invece, con grandissimo senso civico, ha caricato quell’arma in auto e s’è presentato in caserma per consegnarla spontaneamente.
Da qui la denuncia scattata non soltanto a carico suo, che così possedeva un’arma che sarebbe stata intestata al fratello, ma anche nei confronti del suo stesso familiare.
Per entrambi, successivamente, è stato emesso un decreto penale di condanna , ossia una pena pecuniaria.
Ma hanno voluto fortemente andare in giudizio per dimostrare la loro buona fede. E alla fine il giudice, per quell’azione spontanea, li ha assolti.