Caltanissetta – Aziende agricole e zootecniche al collasso nel cuore di Sicilia e in tutta l’isola. Da più parti si levano appelli per chiedere lo stato di emergenza nazionale, mentre più consigli comunali vengono convocati in seduta urgente e straordinaria per affrontare una problematica che ormai affligge la Sicilia e, in una visione più ampia, buona parte del sud Italia.
La fotografia che ne viene fuori è assolutamente drammatica, anche per la popolazione. Sono tantissimi i comuni ormai costretti a convivere con un razionamento delle risorse idriche che diventa esponenzialmente disagiante per il clima torrido. Con queste temperature sempre più alte cresce, com’è intuibile, il fabbisogno d’acqua. E, invece, il drastico razionamento sta mettendo in ginocchio economia rurale e popolazione.
Dagli allevatori, peraltro, centrando il focus su «un’emergenza senza precedenti», s’è pure levato un grido d’allarme perché «a causa di questa carenza d’acqua, non si sia costretti a macellare gli animali», è stato sottolineato da tantissimi imprenditori del settore zootecnico.
E, altro problema nel problema, la gravissima siccità che fa innalzare in maniera vertiginosa il rischio incendi come, purtroppo, le cronache hanno dimostrato in queste ultimissime settimane.
«Dalle parole ai fatti» è l’esortazione che si leva da ogni parte, rivolta al mondo della politica e alle istituzioni chiamate a fronteggiare, in tempi rapidissimi per evitare un tracollo generale, un’emergenza dagli effetti devastanti e, per certi versi, anche mortificante».
La prevenzione, per una gravissima problematica che non è certo il frutto del momento ma di una situazione che si trascina da mesi e mesi, se non da anni, mette a nudo il colpevole immobilismo della politica. L’assenza di piogge è un aspetto oggettivo che non è chiaramente imputabile a nessuno, ma lo è anche la mancanza della più basilare opera di prevenzione a tutti i livelli politici e istituzionali, per un problema che non è certo figlio di una condizione improvvisa.