Caltanissetta – Si è tolto la vita in un bosco. Il gesto estremo di un sovrintendente capo della polizia penitenziaria ripropone fortemente un dramma che va avanti da tempo, «senza segnali concreti di attenzione da parte del ministero della Giustizia e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria» è l’osservazione critica dei sindacati.
In questo caso il Sappe per voce del segretario generale Donato Capece che ha spiegato come il cinquantaquattrenne «da cinque anni prestava servizio all’ufficio matricola e da un mese era in malattia… si trovava nella casa di villeggiatura a Favignana e lì, in un bosco, è stato trovato impiccato ad un albero… una tragedia».
Da qui l’osservazione dello stesso Capece secondo il quale «i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno…servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale di polizia penitenziaria». E più in dettaglio ha aggiunto che «come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della polizia penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti».
E non ha dubbi Capece quando sostiene che «servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico degli appartenenti al corpo, che non possono ridursi a mere linee guida diramate con lettere ministeriali», ha concluso lo stesso segretario della Sappe.