Caltanissetta – È nisseno il padre che, nel Pisano, ha sparato al figlio per poi tentare di togliersi la vita. E lui, il nisseno, il sessantatreenne Benedetto Ceraulo, ha anche una storia legata a una pagina buia di cronaca del passato. Sì perché trent’anni fa , come la giustizia lo ha poi riconosciuto, è stato il killer di Maurizio Gucci erede della stessa casa di moda.
Ora avrebbe fatto fuoco contro il figlio, Gaetano, trentasettenne. Impugnando una pistola di piccolo calibro avrebbe sparato al volto del figlio che, però, è riuscito ad allontanarsi per poi fermarsi, poco distante, e chiamare i soccorsi.
Il padre, invece, dopo il ferimento, rimasto solo in casa ha rivolto verso di sé quella stessa arma e ha fatto fuoco. Ora è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cisanello di Pisa. Il figlio, invece, è ricoverato all’ospedale Lotti di Pontedera e sarà sottoposto a intervento chirurgico. Ma sarebbe fuori pericolo.
È al culmine di una lite , secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, che Ceraulo avrebbe sparato al figlio che era andato a trovarlo, per le festività pasquali, in una casa di campagna di campagna a Santa Maria a Monte, nel Pisano, presa in affitto dallo stesso genitore.
Benedetto Ceraulo, nel novembre del 1998, è stato condannato in primo grado al carcere a vita per il delitto Gucci, che sarebbe stato commissionato – per seicento milioni di lire – dalla moglie, Patrizia Reggiani, anch’ella condannata prima a ventinove anni e poi, in appello, a ventisei anni di carcere.
Il killer nisseno, a quel tempo trentacinquenne – che secondo la tesi accusatoria avrebbe agito per soldi, perché in quel periodo avrebbe versato in condizioni economiche precarie – in primo grado è stato condannato all’ergastolo e poi, nel secondo passaggio in aula, la pena gli è stata ridotta a ventotto anni, undici mesi e venti giorni. Nel 2017 ha poi ottenuto la semilibertà. Per quello stesso omicidio sono stati condannati anche Ivano Savioni a ventisette anni e Pina Auriemma a venticinque.
Ora, per Ceraulo, che versa in gravi condizioni in ospedale, questa nuova parentesi legata al ferimento del figlio dopo una lite.