Caltanissetta – La Suprema Corte ha cristallizzato i precedenti verdetti. Così da mettere in ghiaccio le condanne sull’onda di un’indagine che ha coinvolto un drappello d’imputati.
Ma due di dolo hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. E ora la Cassazione ha confermato i precedenti pronunciamenti emessi a loro carico.
Così è diventata definitiva la condanna a quattordici mesi per un imprenditore gelese, Maurizio Melfa e dodici mesi alla dipendente Veronica Cauchi.
Sono tri i coinvolti in una indagine della guardia di finanza che ha catalizzato l’attenzione su sponsorizzazioni ritenute sospette in relazione a una società di volley.
Che sarebbero state gonfiate ad arte per ottenere benefici sotto il profilo fiscale, così da aggirare l’erario, secondo la tesi accusatoria. Altri casi sarebbero stati ritenuti legati a operazioni fantasma.
Il tutto racchiuso nell’arco di un quadriennio, a partire da una dozzina di anni addietro, per un giro totale di sponsorizzazioni che, complessivamente, avrebbe largamente superato il tetto di un milione di euro.
Fin qui l’accusa che ha fondato la sua tesi su tutta una serie di riscontri raccolti da fiamme gialle e procura e che sono stati al centro del dossier.
Di contro, secondo il teorema sostenuto fin dall’inizio dalla difesa, invece, si tratterebbe di operazioni trasparenti, tutte compiute sotto la luce del sole. Ma in tutti e tre i gradi del giudizio questa tesi non ha retto, tanto da rimediare sempre la condanna.