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Studenti dell’Istituto comprensivo Vallelunga-Villalba-Marianopoli a Catania per la mostra “Caravaggio. La verità della luce”.

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Vallelunga – “Caravaggio. La verità della luce”, trentasei dipinti esposti nello spazio museale della Pinacoteca che ha sede, a Catania, in via Castel Ursino, presso l’ex monastero Santa Chiara. Una mostra imperdibile che, fra gli altri capolavori, vanta un buon numero di opere del genio della Luce. Michelangelo Merisi da Caravaggio che l’Isola ha conosciuto e frequentato, dal 1608, anno in cui arriva a Siracusa dove è altresì custodita quella narrazione straordinaria che è il Seppellimento della santa. E si deve alla sensibilità di docenti e drigenti se gli alunni delle classi seconde e terze della Scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo di Vallelunga-Villalba-Marianopoli, diretto dal prof. Salvatore Parenti, lo scorso 26 settembre, hanno potuto godere dal vivo della superba bellezza di tante opere. Molte del pittore -che più di ogni altro ha incarnato santità e dannazione nelle opere come nella vita- e altre -di autori sicuramente meno noti ma anch’essi importanti- che costituiscono lo spaccato di ciò che Caravaggio ha visto prima di cimentarsi in quell’arte che lo ha fatto grande nel mondo. La luce della Grazia. “Una singolare e interessante uscita didattica, fortemente voluta dal docente di arte, l’architetto mussomelese Giuseppe Maria Spera” che della sua passione per il pittore che ha inventato la fotografia, nell’ormai lontano 1600, non ne ha mai fatto mistero. Attratto ineffabilmente anche dall’altro mistero che ancora oggi è la scomparsa di quella tela il cui valore di mercato si stima non inferiore ai 20 milioni di dollari secondo l’FBI, e, da quest’ultima inserita nella lista mondiale dei più importanti capolavori rubati. Ci riferiamo alla Natività fra i Santi Lorenzo e Francesco, trafugata dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969. E mai più recuperata. E proprio di quel dipinto, finito in bocca del boss mafioso Gaetano Badalamenti, la mostra ha fatto dono, dell’unica copia esistente, realizzata dal siciliano Paolo Geraci nel 1627. “I ragazzi hanno particolarmente apprezzato la visita e l’osservazione delle opere proprio in virtù della preparazione che hanno ricevuto in classe dal loro prof. di arte. Un’iniziativa che si inserisce a pieno titolo fra quelli che sono gli obiettivi didattici della Scuola, avvicinare i giovani al mondo dell’arte in modo diretto. Allo scopo di poter conoscere quel patrimonio inestimabile di cui la nostra terra dispone. E la Bellezza che cura e va curata. Quell’amore per l’arte che il prof. Spera da qualche anno sta perfezionando nell’ambito di un apprendimento della sua disciplina. Ora, dopo la tappa agrigentina dello scorso anno, in cui gli alunni hanno avuto modo di apprezzare la Vergine delle Rocce della collezione Cheramy di Leonardo, a Catania per un’esperienza difficilmente replicabile dal momento che molte opere provengono da collezioni private. “Di fondamentale importanza, nell’ambito di queste inizitive, è la sinergia che si viene a creare con i docenti di materie umanistiche, a testimonianza di quanto l’interdisciplinarità e la trasversalità di un viaggio d’istruzione siano importanti”, precisa Spera. Maria Antonietta Vullo, Rosa Ministeri, Vincenzo Milazzo, Livio Rimì, Francesco Margarina, Enza La Piana, Maria Carmela Scozzari, Florinda La Furia, don Bernardo Briganti, Rita Cardinale, Massimo Arnone, Rosa Valenti i nomi dei docenti che hanno avuto il privilegio di godere della straordinaria iniziativa scolastica, contribuendo, ognuno a prorio modo, al miglioramento del bagaglio culturale degli studenti. La scuola che piace ad alunni e insegnanti.

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