Home Cronaca Supermaratona dell’Etna, ci sono anche cinque runner del Vallone

Supermaratona dell’Etna, ci sono anche cinque runner del Vallone

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Mussomeli – Emozioni ad alta quota, sabato 8 giugno, per i maratoneti del Vallone Renzo Alio, Francesco Mistretta, Pino Bertolone, Rosario Lupo e Andrea Piazza, mussomelese d’origine e marchigiano d’adozione, per l’occasione tornato alla sua terra.

La Supermaratona dell’Etna, 43 Km di difficoltà, “un percorso pesantissimo e difficilissimo, non tanto per il chilometraggio, ma per la differenza di altitudine che, dal livello del mare, ci ha portati a quota quasi 3000 metri. Ovviamente tutti in salita”. Così riferiscono i runner, ancora visibilmente elettrizzati, all’indomani della supergara che, al momento, sentono come il traguardo più ambizioso delle loro performance podistiche.
Una manifestazione sportiva, giunta quest’anno, alla sua XVII edizione, nata per il Guinnes dei primati che oggi, a fronte dei primi tre temerari pionieri, ha fatto registrare qualcosa come quattrocentocinquanta presenze. Da ogni parte del mondo.
Una gara durissima, unica, affascinante e terribilmente bella. Dalla spiaggia di Marina di Cottone fino alla cima dell’Etna, in un paesaggio unico, quasi lunare. Partiti alle 7.30 di una regolare giornata calda, fino a Piano Provenzano una normale gara da maratoneta, tutta in salita e tutta in asfalto. E’ proprio da quel punto, che ognuno ovviamente ha raggiunto in un minuto preciso del percorso, che inizia il paesaggio vulcanico, fino all’osservatorio. E lì il brivido!
Per qualcuno la gara è arrivata a durare anche otto ore. I podisti del Vallone, quasi tutti iscritti alla Prosport Ravanusa, hanno raggiunto un ottimo piazzamento. Ma già averla corsa tutta, la gara, è un traguardo. Che non ha prezzo. Una maratona estrema che ha richiesto mesi e mesi di preparazione, per chi le mezze le ha già accantonate da tempo.

Solo chi ha avuto il privilegio di correre una gara conosce bene l’adrenalina che sprigiona il gong ai nastri di partenza. Ma l’arrivo è tutt’altra storia. E’ tutto un fibrillare di corpi e anime, qualsiasi sia lo scopo della gara. E’ un patto che non puoi tradire, per cui vale la pena di sudare, soffrire, faticare. Ai limiti del sopportabile. E’ una gara che ingaggi col runner che è dentro di te ancorchè col tuo compagno di fila. Mentre sai che stai ripercorrendo gli antichi passi di colui che fece appena in tempo a comunicare la buona notizia, prima di morire per lo stremo. Quel Filippide che un ricordo davvero se lo merita. Ed è così che, fra storia e leggenda, fra mito e cultura, fra battute scambiate e solennità annunciate, si battono ancora le strade del noi, perchè correre insieme è un rituale che sa di passione, fede, religione. Che fa soffrire e stare bene al contempo. Che allunga la vita e ne aumenta la qualità. E di fatto… l’anno prossimo si torna…

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