Palermo – La questione termovalorizzatori in Sicilia infiamma il dibattito politico. Levata di scudi, quella di tre deputati regionali pentastellati, sull’onda della firma della convenzione per predisporre i bandi per gli inceneritori che dovrebbero sorgere nel Palermitano e nel Catanese. Accordo siglato tra il presidente della Regione, Renato Schifani, e l’amministratore delegato d’Invitalia, Bernardo Mattarella.
E se per il presidente del governo regionale, in questo caso nel ruolo di commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, l’intesa siglata ha il sapore di «una svolta epocale», di contro per Cristina Ciminnisi, Adriano Varrica e Jose Marano, componenti della commissione Ambiente all’Assemblea regionale siciliana sarebbe una non soluzione. Anzi.
«Gli inceneritori – hanno rimarcato – sono strutture altamente impattanti dal punto di vista ambientale, anacronistiche dal punto di vista tecnologico ed antieconomiche… C’è una sola verità, utilizzare una montagna di denaro pubblico, ottocento milioni di euro per costruire due impianti che se tutto va bene non vedranno la luce prima del 2030, anno in cui l’Unione Europa ha fissato rigidi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, potrebbe paradossalmente significare che la Regione Siciliana potrebbe inaugurare i due inceneritori e subito essere costretta a chiuderli», hanno evidenziato.
Puntando poi l’indice sulla «creazione di tanto disagio in tema di rifiuti con anni e anni di mancata programmazione sugli impianti dell’economia circolare…. tanto da voler vendere ai cittadini la soluzione degli inceneritori come l’unica possibile».
Vincenzo Falci