Home Cronaca Torturato e ucciso, la moglie non sa nulla sul delitto del marito

Torturato e ucciso, la moglie non sa nulla sul delitto del marito

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Caltanissetta – Sull’uccisione del marito e sui motivi scatenanti di quell’efferata esecuzione, lei non saprebbe nulla. Lo ha raccontato ai magistrati già in passato, in relazione alle indagini per la lupara bianca che ha inghiottito il marito quasi un quarto di secolo fa.

Quando Fantauzza sarebbe stato attirato in trappola per poi essere torturato fino a rimanere ucciso. Il corpo, infilato nel bagagliaio della sua auto, è stato poi seppellito a cinque metri di profondità.

E lì è rimasto per una decina di anni. Fino a quando un collaboratore di giustizia, Giuseppe Tardanico, ha svelato la verità su quella scomparsa. È stata la prima, grande rivelazione, che gli ha fatto conquistare i “galloni” da pentito.

Fantauzza – era il febbraio del 1997 – sarebbe stato ucciso perché il clan Cammarata, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe voluto estorcergli il nascondiglio del boss della Stidda, Calogero Riggio, loro grande nemico. Per questo avrebbe pagato con la vita, perché prima il suo corpo è stato straziato quand’era ancora in vita, per poi essere strangolato.

E le dichiarazioni rese dalla moglie, la corte d’Assise di Caltanissetta  le  ha inserite nel fascicolo processuale che ha, al centro, oltre all’omicidio Fantauzza, anche i delitti di Andrea Pirrello, Pino Ferraro, Angelo Lauria e Gaetano Carmelo Pirrello ed i falliti agguati di Salvatore Pasqualino, Tullio Lanza e Salvatore Pirrello

I  familiari delle vittime – assistiti dagli avvocati Annalisa Petitto, Boris Pastorello, Walter Tesauro, Maria Giambra, Anna Maria Sardella, Paolo Testa, Giovanni Vetri, Antonio Gagliano e Vincenzo Salerno – sono parti civili.

Alla sbarra sono stati chiamati i boss di Riesi, i fratelli Pino, Vincenzo e Francesco Cammarata, il presunto boss di Mazzarino, Salvatore Siciliano, Giovanni Tararà  ed i riesini Salvatore Salamone, Orazio Buonprincipio, Gaetano Cammarata   e Franco Bellia  – difesi dagli avvocati Ernesto Brivido, Carmelo Terranova, Danilo Tipo, , Vincenzo Vitello,  Davide Anzalone, Adriana Vella e Isabella Costa – che avrebbero rivestito un ruolo differente.

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