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Traffico di droga, il suo nome finito nel dossier intercettando altri indagati

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Caltanissetta – Il suo nome è finito al centro di un dossier perché altri indagati erano intercettati. Così il nome di “zio Borino”, in tal modo era chiamato in quelle intercettazioni, è finito al centro di un’indagine antidroga. Quella della squadra mobile di Caltanissetta ribattezzata «Notti bianche».

Così per il trentacinquenne Liborio Ponticello – assistito dall’avvocato Ernesto Brivido- chiamato adesso al cospetto del giudice Nicoletta Frasca per rispondere di  detenzione e spaccio di stupefacenti.

Perché, secondo l’impianto accusatorio, sarebbe stato uno dei fornitori di quella sorta di struttura slegata – non una rete prettamente organizzata – che avrebbe movimentato partite di droga. Cocaina in particolare.

E la sua posizione s’è scissa dalle altre perché è stato il solo, tra i sospetti pusher, a scegliere la via del rito ordinario. Altri hanno già patteggiato la pena con condanne che oscillano da un minimo di sei mesi in continuazione con altre sentenze a un massimo di quattro anni e mezzo.

Ora è stato evidenziato che il nome di Ponticello è finito nel registro delle notizie di reato non perché la sua utenza fosse intercettata, ma quelle di altri indagati. E in quei colloqui, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe parlato di droga.

Per la difesa, di contro, quelle chiamate anche con una certa frequenza, in particolare con altri due dei coinvolti nella stessa operazione di polizia, sarebbero giustificate semplicemente dal rapporto di parentela che lo avrebbe legato con uno e di amicizia con l’altro.

E per fare ulteriore chiarezza in tal senso, il pubblico ministero Dario Bonanno ha chiesto che quei colloqui “catturati” durante le indagini siano adesso trascritti.

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