Home Cronaca «Trent’anni fa moriva l’avvocato Montana», l’omaggio del presidente della camera penale Iacona

«Trent’anni fa moriva l’avvocato Montana», l’omaggio del presidente della camera penale Iacona

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Caltanissetta – Omaggio del presidente della camera penale di Caltanissetta, Sergio Iacona, all’avvocato Salvatore Montana.  Coinvolto, nel 1992 in quel terremoto giudiziario segnato dall’operazione antimafia «Leopard», da cui poi in tantissimi  imprenditori nisseni ne uscirono assolti. Ma il professionista, a quel tempo una delle massime espressioni della classe forense nissene, non resse a quell’onta che macchiò , in quel frangente, la figura di un uomo sempre integerrimo. Esempio per tutti i suoi colleghi.

«Trent’anni – ha ricordato l’avvocato Iacona – fa moriva in tragiche circostanze l’avvocato Salvatore Montana. La sua morte fu una delle nefaste conseguenze dell’operazione Leopardo, un’indagine che nel condivisibile obiettivo di combattere la mafia travolse anche tanti innocenti trasformando irrimediabilmente la nostra città. Quasi tutti gli imprenditori locali vennero arrestati e travolti dalle micidiali conseguenze della stessa. Tutti vennero assolti ma quasi nessuno si salvò dal fallimento e dalla rovina economica. Con la loro scomparsa la nostra economia subì un tracollo dal quale non si è più ripresa».

Lo stesso presidente della camera penale ha rimarcato come «Anche l’Avvocato Montana avrebbe certamente ottenuto Giustizia con l’archiviazione dell’indagine aperta nei suoi confronti. Ma non seppe attendere, non resse al peso di sospetti infamanti che avrebbero costituito un insopportabile fardello per chiunque e scelse di non vivere quel calvario che, nel contesto giustizialista e illiberale della Giustizia Italiana, porta al riconoscimento delle proprie ragioni».

E, ripercorrendo quel periodo , ha ricordato che «qualche giorno prima iniziando un’arringa in Corte di Assise disse che quella sarebbe stata l’ultima della sua vita perché quella Toga che aveva portato per tanti anni con orgoglio era divenuta tanto pesante da schiacciare le sue spalle. il presidente e il procuratore generale, ben consapevoli della sua onestà e correttezza, lo confortarono invitandolo ad avere fiducia nella Giustizia che gli avrebbe restituito la serenità. Ma quella fiducia l’avvocato Montana non l’ebbe. Così pochi giorni dopo, mentre eravamo quasi tutti in Tribunale, ci raggiunse la ferale notizia… Vidi il giudice che aveva emesso l’ordinanza sbattersi disperatamente la testa al muro perché anche lui in fondo sapeva che l’avvocato Montana era innocente. Uscimmo precipitosamente dal Palazzo per recarci, a pochi metri di distanza, sotto il suo studio. In quel silenzio, pesante e tragico, maturava in noi la consapevolezza che da quel giorno nel mondo giudiziario nisseno nulla sarebbe più stato come prima. Col tempo abbiamo elaborato il dolore per la perdita di un collega speciale».

Poi il ricordo, umano e professionale, dell’indimenticato penalista. «Salvatore Montana era un bravo e serio avvocato, un oratore brillante capace di affascinare con l’uso sapiente della parola accompagnato da una mimica teatrale irripetibile, un uomo di grande cuore e sensibilità, una persona di cultura legata alle tradizioni popolari. La sua graffiante ironia era travolgente ed era impossibile resistere alle sue battute dietro le quali vi era in fondo quella consapevolezza amara e tragica della perigliosità del nostro stare sulla scena. Riusciva a calare fulminanti battute nelle più delicate arringhe sdrammatizzando il contesto e senza mai suscitare fastidio nei giudici ma suscitando in essi un sorriso nunzio di una maggiore serenità nel giudizio. Impossibile rendere il senso profondo della sua ironia perché il suo viso e il suo dire conferivano alle parole un senso unico, irripetibile da parte di altri. Il suo viso, dagli occhi buoni e intelligenti, scavato da precoci rughe, era una vera e propria maschera eduardiana. Era l’amico di tutti e raccolsi personalmente i racconti di colleghi più grandi che sottolineavano la sua umanità durante le battute di caccia rallegrate dalle sue salaci battute».

E la sua immagine non si sbiadirà mai. «Il suo ricordo è vivo in tutti noi penalisti nisseni e il suo sacrificio deve costituire un monito volto a scongiurare il pericolo di nuove cacce alle streghe. Alla sua famiglia il nostro affettuoso saluto nella consapevolezza dell’orgoglio che la caratterizzerà per essere depositaria dell’eredità di un uomo tutt’altro che banale che con la sua ironia, anche feroce, squarciava i silenzi assordanti di questa nostra città», è l’omaggio, anche commosso, del presidente della camera penale, Sergio Iacona.

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