Caltanissetta – È finito tutto in una bolla di sapone. Sì perché alla fine il processo a una maxi inchiesta su presunte truffe allo Stato attraverso slot machine taroccate, s’è chiuso con una valanga di assoluzioni e prescrizioni che, adesso, sono state cristallizzate.
Già perché’ la sentenza è diventa definitiva. La procura generale, infatti, non ha impugnato il verdetto assolutorio pronunciato dalla corte d’Appello di Caltanissetta nei confronti di quarantadue imputati e, tra loro, uomini in divisa che l’accusa ha ritenuto infedeli.
Pronunciamento che, nel concreto, ha sentenziato qualcosa come trentanove prescrizioni, cinque assoluzioni nel merito e una sola condanna nei confronti di un finanziere. Mentre l’accusa, di contro, aveva proposto pene oscillanti da un minimo di uno a un massimo di otto anni
Erano stati tirati in ballo, a vario titolo, per rispondere di corruzione, tentata concussione e frode informatica. Ma nell’atto d’appello la procura ha impugnato anche le assoluzioni, a vario titolo, per associazione mafiosa e concorso esterno. Mentre, di contro, ha rinunciato all’ipotesi di peculato che gia’ in precenza eravstata annullata nei confronti degli imputati.
Anche il Comune di Caltanissetta si e’ appellato ma, alla fine, alla luce delle decisioni della Corte e’ stato condannato a pagare le spese processuali.
Secondo gli inquirenti, in una sorta di rapporto tra compiacenza e costrizione, sarebbero state installate in locali pubblici, bar, circoli e sale gioco slot machine ritenute truccate. Sì perché’ avrebbero raggirato i Monopoli.
Peraltro quelle macchinette “mangiasoldi”, sempre secondo gli inquirenti, sarebbero state imposte facendo leva su presunte pressioni mafiose.
Ma alla fine il teorema accusatorio, che si è basato su una mega indagine di sette anni fa, non ha retto al vaglio dei giudici. E il pronunciamento, adesso, e’ stato messo in ghiaccio senza neanche bisogno di un terzo passaggio in aula.