Vallelunga, sfiduciato il sindaco e decade anche il consiglio. Pelagalli: “Solo astio personale”

Vallelunga Pratameno –  Il Sindaco del Comune di Vallelunga Pratameno Tommaso Pelagalli è stato sfiduciato.  L’intenzione di mandare a casa il primo cittadino era stata preannunciata da 10 consiglieri  su 12 che ieri, nel corso della seduta del consiglio comunale, sono passate dalle parole ai fatti.  Ma se Atene piange, Sparta non ride. Con il provvedimento deliberato, infatti,  ieri decade anche il consiglio comunale. Quindi Vallelunga si appresta a diventare un comune commissariato, dove le decisioni riservate agli organi elettivi saranno adottate dal supplente, ovvero dal commissario nominato dalla Regione. “E’ chiaro – spiega l’ex sindaco Pelagalli – che la mozione è stata adottata per ragioni che nulla hanno a che vedere con la politica. Lo si evince chiaramente dai  motivi infondati e inconsistenti che non hanno convinto nè sorretto il provvedimento adottato ieri”. L’avvocato ha inoltre precisato: “I consiglieri hanno agito per astio personale, un risentimento nei miei confronti irresponsabile e più grande dell’interesse collettivo. A pagarne le conseguenze, infatti, saranno il paese e i cittadini. I consiglieri si sono coalizzati con l’unico obiettivo di destituire il sindaco, con l’aggravante di averlo fatto a sette mesi dalla scadenza del mandato. A nulla rileva, come ha osservato in modo improvvido qualcuno, che la mozione, sebbene si riferisca a fatti indietro nel tempo,  non sia stata presentata prima perchè non c’erano i numeri. Non mi pare una esimente ma un aggravante. Una mozione di sfiducia a tempo debito sarebbe stata utile e proficua per tutti, avrebbe potuto indurre a una riflessione collettiva di sindaco, amministrazione e consiglio, senza sortire gli effetti nefasti che con il commissariamento il paese dovrà subire. C’era da votare il bilancio e altri atti importati per Vallelunga ma la furia cieca e la voglia di portare a termine un attacco alla persona, hanno finito per far dimenticare le responsabilità istituzionali che ognuno aveva e doveva onorare”.