Caltanissetta – Appena dato alle stampe il volume “Vincenzo Genovese da Palermo scolpì e colorì” a firma di due autorevoli studiosi, Michele Cutaia di Termini Imerese e Arcangelo Vullo, un figlio del Vallone, di Marianopoli. Oggi, alle 18.15, presso il Museo Diocesano di Caltanissetta, “Monsignor Giovanni Speciale”, la presentazione dell’opera. Una storia, edita da Lussografica, che ci tocca molto da vicino. Perchè vero è che lo scultore siciliano, Genovese, nacque a Barcellona Pozzo di Gotto, nel 1826 e che si trasferì, subito dopo, nel 1831, con la famiglia a Palermo. Ma è pure vero che le sue opere lignee sono presenti in tutto il territorio nisseno e oltre. Da Caltanissetta a Mussomeli, passando per Delia, Campofranco, Marianopoli, Montedoro, Resuttano, Serradifalco, Sommatino, Villalba. Lungo il “Percorso dei Principi”, sui luoghi e sulle tracce della nostra più recente storia antica. Alla pubblicazione, ancora fresca di stampa, va riconosciuto il merito di attribuire molte opere scultoree, ma anche di ricostruire la vita dell’artista, la sua bottega con le commissioni e gli incarichi più rilevanti che lo facevano un punto di riferimento per la scultura lignea a soggetto sacro. La formazione artistica di Genovese avvenne presso la bottega del Bagnasco, ma poi, a Palermo, aprì il suo studio su piazza Carmine Maggiore. Nel libro sono elencate tutte le opere dell’autore con metodo scientifico di ricerca e catalogazione. Una chicca per gli appassionati di scultura che all’interno della raccolta potranno trovare diversi inediti. Quella di Vincenzo Genovese fu una figura di riferimento per la Palermo ottocentesca che ricercava l’arte più ricercata. A Mussomeli, per esempio, è conservata l’incisione “Cuore di Maria” presso la parrocchia di San Ludovico- Madrice. Sicuramente Genovese collaborò con il pittore Salvatore Lo Forte e con gli artisti più in vista di quegli anni, come De Lisi con cui realizzò il mausoleo di gusto neoclassico innalzato davanti la chiesa di San Domenico per le esequie diFerdinando II di Borbone. Di Genovese già ne avevano parlato e scritto Giuseppe Pitrè e Giuseppe Perez. A Genovese si fa risalire l’invenzione del prototipo dell’Immacolata secondo il modello della Medaglia Miracolosa risolta secondo i moduli raffaelleschi. Su questo modello venne realizzata anche l’opera per la chiesa di Favara, premiata all’Esposizione Nazionale di Napoli nel 1893. Altre opere sue sono dislocate fra Catania, Agrigento, Caltagirone, Acireale, Mazara del Vallo, Cefalù, Noto, Monreale, Piazza Armerina. Per non dire della forte presenza anche nel capoluogo siciliano, in quella che fu sua patria adottiva. Il talento restituito nelle pagine, fra le immagini e nelle parole dei due autori.