Mussomeli – Rabbia e dolore fra gli Ucraini della nostra comunità. “Temiamo per i nostri cari, non ci solleva nemmeno il pensiero di sentirci ad ogni ora”. E’ quanto riferisce al telefono Natalia Veremchuk, originaria di Leopoli, città dell’Ucraina occidentale, a circa 70 Km dal confine con la Polonia e, da quindici anni ormai, divenuta parte integrante del nostro paese dove lavora come badante presso una struttura agrituristica locale. “Mezza giornata a piangere e ora al ritorno dal lavoro” così si confessa Natalia, mentre sale le scale col cuore a pezzi e la voce rotta dal pianto “Mi assale l’angoscia al pensiero di quello che potrebbe accadere alla mia famiglia, ai miei cari, tutti in Ucraina. Siamo preoccupati e per di più non sappiamo come finisce. Chi ha possibilità scappa con la famiglia nella vicina Polonia. Brutte notizie. Arrivano i militari a Kiev dalle nostre parti a bombardare, la sola vista dei militari fa svenire la gente per strada. Non ce l’aspettavamo. E ora temiamo il peggio perchè Lui non si vuole fermare”. Era solita andare ogni anno Natalia Veremchuk nella sua Leopoli, a trovare i genitori, i figli e pure il nipotino. Quanta tristezza l’assale al solo ricordo e l’angoscia al pensiero di non poterlo più fare, di non poter più riabbracciare i suoi cari. Abbandonare Patria e casa con quale garanzia poi? Col rischio di perdere tutto al ritorno o la vita rimanendo! La Polonia dista ad un’ora circa dalla sua città e per gli Ucraini che vi vivono oggi è vista come la Terra Promessa per sfuggire all’iniqua sorte della Guerra. “Fino a questo momento nessuna difficoltà a spostarsi. La Polonia è aperta per gli Ucraini”. Ma dopo che il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato la mobilitazione generale non sarà più possibile lasciare l’UcrainaNat appartiene a quella grande schiera di cittadini dell’Est che sono andati in cerca di una condotta di vita più dignitosa di quella che la loro Terra era in gradi di offrire. Una voce -la sua- che parla a nome di tante… di tanti che affollano le nostre comunità, piccole e grandi, e che -come abbiamo motivo di pensare- sono animati da sentimenti non dissimili da quelli di Nat. “Quello che vediamo in televisione è già abbastanza ma sentirlo raccontare dalla voce dei propri cari è straziante. Quando la paura ti assale e l’impotenza -da parte nostra- di potere essere d’aiuto”.
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