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Mussomeli, per la morte del piccolo Salvatore scattano 14 condanne

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Mussomeli – Quattordici condanne per la morte di un bimbo. Un quindicesimo imputato, nel frattempo, è deceduto. Tutti responsabili di omicidio colposo.

Così ha deciso il giudice al processo per il decesso del piccolo Salvatore Lo Monaco, morto cadendo con la sua bici in fondo a un dirupo.

Un scarpata, per l’accusa colpevolmente non protetta, che si sarebbe creata per lavori in corso in via Bumarro. Ed i condannati sono tutti abitanti di uno stabile nella via in questione.

È di un anno ciascuno – a fronte dei due anni chiesti dall’accusa – la pena che il giudice Valentina Balbo ha inflitto a Giovanni Giardina, Salvatore Morreale, Marco Costanzo, Salvina Amico, Salvatore Romito, Maria Mistretta, Calogera Rossana Salamone, Salvatore Corbetto, Adriana Navarra, Vanessa Nobile, Maria Carmela Sola, Maria Nobile, Vincenzo Bonfante e Salvatore Nobile – difesi dagli avvocati Antonio Impellizzeri. Michele Ambra, Walter Tesauro e Rocco Guarnaccia – per l’ipotesi di omicidio colposo.

Ma non è tutto. Già perché gli stessi dovranno anche pagare le spese legali, una provvisionale di 120 mila euro – la cui liquidazione è conditio sine qua non per beneficiare della pena sospesa – e in più dovranno risarcire le parti civili secondo quanto stabilirà il giudice in un successivo procedimento dedicato.

Diritto a un indennizzo che è stato riconosciuto, come la provvisionale, a Giuseppe Lo Monaco ed Enza La Greca – assistiti dall’avvocato Giuseppe Dacquì –  genitori del piccolo Salvatore.

La tragedia risale al pomeriggio del  6 giugno del 2007. Lì, nella zona di via in via Bumarro, il bimbo è scivolato con la sua bicicletta in fondo a una scarpata, battendo poi il capo contro una grossa pietra. Ed riverso su un fianco, esanime, che lo hanno trovato.

Poi la corsa in ospedale e il trasferimento a Palermo, ma non c’è stato nulla da fare. E nella fase iniziale dell’indagine sono stati 23 i nomi finiti al centro di un dossier della procura. Poi cinque di loro sono stati giudicati – e condannati già in via definitiva – con il rito abbreviato.

Gli altri, gli stessi ora giudicati colpevoli, hanno scelto la via dell’ordinario. Ma tre anni fa la Cassazione, dopo sei anni di processi e due gradi di giudizio celebrati, ha annullato tutto per un vizio di forma.

Così gli atti sono tornati alla procura perché si ripartisse dalla richiesta di rinvio a giudizio a carico di 15 imputati.

Ma uno di loro, nel frattempo, è deceduto e il giudice adesso ha dichiarato nei suoi confronti, com’era ovvio che fosse, il non luogo a procedere.

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