Mussomeli -La cometa C/2023 A3 Tsuchinshan-Atlas narrata dal prof. Desiderio Lanzalaco, uno che di astri se ne intende, e per i quali nutre una passione viscerale, insita già in quel “Desiderio” che non poco ha a che vedere con le stelle, non solo etimologicamente parlando. Quando si dice “nomen omen”! “Ancora qualche giorno” -esorta i curiosi il prof. Lanzalaco- “per potere godere di un’occasione unica riservataci da questo mese di ottobre. Il corpo celeste, in questione, è comparso, passando nel punto più vicino alla Terra, esattamente lo scorso sabato 12, a circa 70 milioni di Km ed in allontanamento alla velocità di circa 1 milione di Km al giorno”. Quello di alzare lo sguardo al cielo, è un gesto antico che affascina e, al contempo, sgomenta. Come tutto ciò che appare lontano e imperscrutabile. Ovviamente, ai nostri giorni, le cose sono cambiate, volgiamo sempre meno gli occhi al cielo, vuoi per la frenesia che accompagna le nostre vite, vuoi per l’inquinamento che offusca la volta celeste. Eppure la tecnologia, oggi, ci permette di scrutare le profondità celesti a un livello impensabile solo pochi decenni or sono. Peraltro basta così poco a far ritrovare quel desiderio sopito. Lo hanno dimostrato le serate estive a Villa Ricotta che hanno fatto avvicinare all’astronomia un notevole numero di adepti, e lo testimonia adesso l’entusiasmo per la cometa del secolo, “attualmente visibile al tramonto, bassa sull’orizzonte ovest, proiettata sullo sfondo della Costellazione della Vergine. Inizialmente, era visibile con grande difficoltà, ma, col passare dei giorni si allontanerà angolarmente dal Sole, rendendo l’osservabilità meno difficile, ma al contempo, rendendo la luminosità e l’estensione della coda meno interessanti. Le comete, provenienti per lo più dalla Nube di Oort -un guscio sferico di detriti che dista dalla Terra mediamente un quarto della distanza dalla stella più vicina- sono inizialmente dei corpi scuri ghiacciati, di ridotte dimensioni e, quindi, difficilmente rilevabili. “De rien visible”, così le definiva l’astronomo francese Babinet! Quando però si avvicinano al Sole, il calore fa sublimare il ghiaccio, trasformandolo in gas che, fuoriuscendo dal nucleo, formerà la ‘coda’, la quale trascinerà con sè anche polveri e microscopici detriti. La cometa ha un’orbita ‘retrograda’, ossia il suo cammino si svolgerà da est verso ovest. Siamo fortunati a potere osservare questa cometa perchè, spesso, a causa della loro vicinanza al Sole, esse si spezzano in frammenti per lo shock termico a cui sono sottoposte. Oltretutto -e questo non è certo di minore rilevanza (ndr) – il passaggio di questa cometa è avvenuto ben 80.000 anni fa! Alle comete dobbiamo molto. Perchè miliardi di anni fa, precipitando sulla Terra, per diverse centinaia di milioni di anni, hanno riempito il pianeta di acqua, permettendo così di realizzare le condizioni per lo sviluppo di tutti gli organismi viventi, noi compresi. Ovviamente!”