Campofranco – È per un cavillo che s’è scrollato di dosso la pesante accusa di maltrattamenti scattata in “codice rosso”. E ha pure lasciato il carcere per andare ai domiciliari. Sul suo capo resta solo l’ipotesi di lesioni aggravate, sempre ai danni della sua compagna.
Lui , un cinquantaduenne di Campofranco, era rinchiuso in cella da metà aprile scorso, perché accusato di avere picchiato, e non episodicamente, la sua compagna. L’ultima volta, appena la sera prima del suo arresto eseguita dai carabinieri di Mussomeli.
Ma, adesso, s’è profilato un nuovo scenario giudiziario, che ha preso corpo sull’onda dell’incidente probatorio in cui, ad ogni modo, la sua ex compagna ha confermato le accuse. Senza arretrare in nulla.
È stato lo stesso pm di Caltanissetta, Paolo Carmelo lo Giudice, durante la fase delle indagini preliminari , a chiedere questo passaggio , al cospetto del gip, per acquisire prove prima del dibattimento.
Ma adesso il tribunale del riesame di Caltanissetta, presieduto da Antonia Leone, condividendo la tesi della difesa ma anche della stessa procura, ha inferto un colpo di spugna all’ipotesi di maltrattamenti che aveva fatto scattare, secondo la procedura nota come “codice rosso”, l’arresto del presunto compagno violento. Passaggio, questo della richiesta di revoca della misura cautelare e dell’imputazione, che il gup Santi Bologna, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare a carico del campofranchese, aveva liquidato rigettando il ricorso della difesa.
Il perché adesso il «Riesame» abbia sovvertito le conclusioni del gip, sono presto spiegate. Tra i due, indagato e l’ex compagna, non vi sarebbe stato alcun rapporto di convivenza. V’era una relazione ma non avrebbero vissuto sotto lo stesso tetto. Dettaglio non da poco. Anzi. Sì, perché è stato proprio questo particolare che ha fatto finire in una bolla di sapone il principale capo d’accusa, ossia i maltrattamenti.
E alla fine il «Riesame», come chiesto dalla stessa procura, ha revocato il capo d’imputazione più grave. A carico dell’indagato è rimasta in piedi la sola ipotesi di lesioni aggravate. La stessa per cui sarà processato con il rito abbreviato.
E, peraltro, come chiesto dall’avvocatessa Daniela Salamone, l’indagato ha lasciato il carcere per andare agli arresti domiciliari perché la caduta della contestazione principale ha fatto venire meno le esigenze cautelari. Teoria, e non avrebbe potuto essere diversamente, pienamente condivisa dal tribunale della libertà.
L’arresto del campofranchese era scattato a metà aprile scorso. Peraltro, allora, poco più di tre settimane prima era stato scarcerato per il suo coinvolgimento in un’inchiesta di mafia.
La sera prima dell’arresto del cinquantaduenne, la coppia stava rincasando dopo un’udienza in tribunale per un processo per evasione a carico di lui. I due, mentre erano in auto sulla via del ritorno, sono stati intercettati dai carabinieri al bivio di Milena. Lui era pure senza patente. I militari hanno subito notato che la donna era visibilmente impaurita e con ammaccature al volto. Da li a poco, lei, rassicurata, ha raccontato che da diverso tempo subiva violenza dal compagno. L’ultima appena la sera prima quando è stata costretta a fare ricorso alle cure dei medici. Poi è scattata l’ordinanza di custodia cautelare che ha trascinato il compagno al carcere di Agrigento. Ora il nuovo e, stravolto, scenario processuale.






























