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Attentato all’associazione Rosario Livatino-Libera Terra, appello degli «Amici del giudice» alle istituzioni per dire no alla mafia

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Caltanissetta – Per dire no alla mafia. E, da un lato, è stata espressa solidarietà alla cooperativa «Rosario Livatino – Libera Terra» di Naro che ha subito un attentato, dall’altro è stato chiesto un intervento urgente delle massime istituzioni «per riaffermare la legalità e libertà».

L’attestato di solidarietà è arrivato dall’associazione «Amici del giudice Rosario Angelo Livatino» presieduta da Giuseppe Palilla  , mentre  Vincenzo Gallo   è  delegato per le relazioni esterne.

Sì, perché un vasto appezzamento di oltre 30 ettari coltivato a grano in contrada Gibbesi è stato incendiato. E da undici anni gestisce alcune centinaia di ettari strappati alle famiglie mafiose della zona nelle contrade Gibbesi e Virgilio. Sequestri e confische che sono stati possibili grazie alla legge Rognoni – La Torre «e all’acume e caparbietà investigativa del giudice Rosario Livatino ucciso da quella stessa mafia andata a nozze con la stidda il 21 settembre 1990», hanno osservato Palilla e Gallo.

 «Ancora una volta i terreni condotti dalla cooperativa guidata da Giovanni Lo Iacono assieme ai soci e lavoratori devono fare i conti con l’arroganza mafiosa… Sulla natura dolosa ci sono pochi o nessun dubbio: i focolai sono partiti da punti diversi ed addirittura anche da porzioni di terreni loro assegnati divisi da ampie strade asfaltate.  Si tratta dell’ultimo episodio dei continui danneggiamenti che tra il 2019 ed oggi che hanno fatto registrare un’allarmante escalation», hanno rimarcato i vertici dall’associazione Amici del giudice Rosario Angelo Livatino.

Gli stessi hanno poi aggiunto che «l’attività della cooperativa Rosario Livatino – Libera Terra dà fastidio. Dà ancor più fastidio il messaggio di legalità ed affermazione dei valori anche di giustizia sociale. L’affermazione sul territorio dello Stato – hanno aggiunto – non piace ai mafiosi ed ai delinquenti anche quelli sulla carta estromessi dal possesso ed uso dei terreni confiscati ai criminali parassiti che sfruttano la povertà, l’ignoranza e la paura».

Da qui l’appello rivolto al prefetto di Agrigento, Filippo Romano, al procuratore facente funzioni, Salvatore Vella, al questore, Emanuele Ricifari, a tutte le forze dell’ordine ma anche al Presidente della Repubblica, al capo del Governo e al ministro dell’Interno «affinché con atti concreti si adoperino per affermare lo Stato di diritto e la legalità assieme alla democrazia e alla libertà dei cittadini onesti».

E la stessa associazione Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino ha chiesto che «da subito e per il futuro sia attivato lungo i terreni di contrada Gibbesi e Virgilio gestiti dalla cooperativa “Rosario Livatino – Libera Terra” da maggio all’avvenuta trebbiatura  un sistema di vigilanza tramite torrette affidate al corpo forestale i cui preposti possano segnalare in maniera tempestiva ed utile principi di incendio ai campi di cereali e limitare i danni… Questa soluzione servirebbe a dare un concreto segnale della presenza dello Stato e del possesso esclusivo da parte delle Istituzioni dei terreni sottratti alla mafia e alla criminalità», hanno concluso.

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