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Delitto del giovane medico Aldo Naro, lettera da brividi della sorella nel giorno del suo compleanno

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San Cataldo – E nel giorno del trentaquattresimo compleanno del giovane medico sancataldese ucciso alla discoteca «Goa» di Palermo, che la sorella ha voluto ricordare il fratello. Un tributo resogli tra le pagine di Facebook e fa corre un brivido gelido lungo la schiena. Una scarica di emozioni, intrise di dolore e amarezza. Vissuti e portati dentro con enorme dignità. Talmente tanta,  da suscitare solo silenzio e rispetto da chiunque, al di fuori della famiglia Naro, questa tragedia non l’ha vissuta sulla propria pelle. Con la forza di un amore strappato. Quello del fratello, l’allora poco più che venticinquenne  medico Aldo Naro, pestato a sangue alla discoteca «Goa» di Palermo la notte di San Valentino del 2015. Da allora si sono susseguiti diversi processi con assoluzioni per rissa e condanne di buttafuori per rissa e favoreggiamento. L’allora minorenne che gli avrebbe sferrato uno dei calci fatali è stato già condannato in via definitiva. Altri tre buttafuori della discoteca teatro della tragedia, sono sotto processo dinanzi la corte d’Assise di Palermo per rispondere di omicidio.

«Ciao Aldo», si apre la lettera a lui dedicata dalla sorella Maria Chiara. «Oggi sarebbero stati 34 anni. Per me è un pensiero impossibile… è impossibile che tu non sia qui, qui a vivere la tua vita… qui… qui con noi.  Trovo impossibile tutta questa realtà, trovo impossibile questa finta pacatezza nel vivere questa vita senza di te. Ci sono milioni di cose che avrei da dirti, milioni di cose che per me che richiedono il tuo ausilio ed il tuo consiglio ma posso unicamente guardare il cielo è pregare. Pregare per te, per me.. per noi… che le nostre anime possano trovare pace, che possano trovare la gioia di vivere. Ma ciò non potrà mai avvenire.  Certe volte mi guardo e non mi riconosco come se avessi un’estranea davanti talmente sono tante le cose che sono cambiate in 8 anni e per me è sempre quel giorno, quel giorno perpetuo. Ho soltanto imparato ad indossare bene quella maschera, talmente bene che ormai è fusa col mio viso. Forse nessuno potrà mai capire niente di me, quando mi guardo vedo tutto quel dolore, tutta quella rabbia, tutto quello che non avrei mai voluto lo vedo ogni giorno davanti a me. Mi manchi talmente tanto che mi manca il respiro tanta è la mancanza. Mi colpisce e ferisce ogni giorno il fatto di parlare di te all’imperfetto.

Nella nostra normalità eravamo felici, eravamo ricchi, eravamo perfetti e non lo sapevamo.

avevamo tutto, abbiamo perso te e abbiamo perso tutto».

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