Caltanissetta – Confiscato un tesoro milionario. Provvedimento, non definitivo, che ha interessato l’impero finanziario della famiglia Luca di Gela. Più in dettaglio i fratelli Francesco Antonio e Salvatore Luca e il figlio di quest’ultimo, Rocco Luca, imprenditori del comparto immobiliare e nella vendita di auto di lusso. Gli stessi arrestati nel luglio di quattro anni fa per il coinvolgimento nell’inchiesta antimafia ribattezzata «Camaleonte».
La misura patrimoniale è stata emessa adesso dal tribunale di Caltanissetta ed eseguita dalla Dia e dalla guardia di finanza. Il sequestro era stato disposto dallo stesso tribunale nel febbraio di due anni fa.
Interessati diverse aziende con il relativo capitale sociale, nove società, trentuno terreni a Gela, qualcosa come 186 fabbricati tra Gela Vittoria e Marina di Ragusa e 23 tra rapporti bancari, finanziari e polizze assicurative. Il tutto per un valore di 65 milioni di euro. Diverse società erano intestate a familiari ma – per gli inquirenti – sarebbero state riconducibili a loro.
I tre imprenditori che hanno subito la confisca sono adesso imputati in un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. E dagli stessi inquirenti sono ritenuti «di qualificata pericolosità sociale».
In particolare sarebbero ritenuti in qualche modo vicini a Cosa nostra per quello che è stato etichettato come «opportunismo affaristico» con appartenenti della famiglia mafiosa dei Rinzivillo.
Dal teorema accusatorio sarebbe emerso che i primi contatti tra la famiglia Luca ed i Rinzivillo risalirebbero alla fine degli anni novanta. Poi, sempre per dia finanza e magistrati, negli anni a venire avrebbero avuto contatti anche con la mafia catanese. In particolare con le famiglie Mazzei – «i «Carcagnusi» – «I Carateddi» ed i Santapaola.