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ll pecorino siciliano cambia musica e perde le note piccanti. Alla 111^ edizione dell’Antica Fiera del Castello si presenta il grana ovino.

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Mussomeli – Quando l’ingegno caseario del grana padano, nato nelle abbazie cistercensi, dieci secoli fa, incontra, dieci secoli dopo, la ricerca scientifica, nasce il grana ovino. E’ stato, senza tema di smentita, il must della 111^ edizione dell’Antica Fiera del Castello, per la sezione workshop. E quella che promette di diventare un’eccellenza del territorio. Le premesse ci sono tutte. A partire dalla materia prima e dalle nuove frontiere di trasformazione del latte di pecora. Di quelle razze locali che riescono, pure a temperature proibitive, a garantire la produzione, grazie al loro patrimonio genetico. Laddove invece altre razze generano decurtazione delle produzioni per via dello stress da caldo. E se, da un lato, il futuro sarà l’editing genomico, dall’altro si cerca la “forza” di investire in prodotti innovativi nel rispetto della tradizione. Con il benessere animale sempre alla base del processo. Il progetto, portato avanti da tre anni, dal Dipartimento di Scienze agrarie e alimentari di UNIPA, si chiama Traiprol@c e promette la paternità di un prodotto tipico e di larga scala ai pascoli del ventre sikano. A patto però che si investa in tecnologie. La tecnica di caseificazione è del tutto simile a quella del grana padano ma, al posto del latte di mucca, si utilizza quello di pecora che assicura comunque un prodotto di pari consistenza e granulosità. Ma dal sapore più dolce e deciso. Guardare alla tradizione insomma può aiutare nella misura in cui del passato si riesca a fare il caglio di nuove idee. Anche in un’arte antica e nobile qual è quella del formaggio, di cui le prime tracce sono state rinvenute su una mummia risalente a 3.700 anni fa, nella Cina nordoccidentale. “Un momento di approfondimento che certifica come sia corretto l’indirizzo intrapreso da qualche anno che mira a far sposare l’innovazione con mestieri che invece sono fortemente radicati nel territorio. Indirizzo necessario se si vuole sostenere le sfide della globalizzazione che inevitabilmente richiede innovazione di prodotto e di processo. O si sta al passo o si rischia di essere estromessi dal mercato. Con pena per gli allevatori e i produttori e conseguentemente per l’identità di un territorio. E, per far sì che la ricerca si trasformi in materia applicata, e non rimanga sterile documentazione fine a se stessa, si stanno individuando, all’interno del territorio, precisamente in zona Tumarrano, aziede casearie disposte a mettere in pratica il protocollo partorito dal progetto di ricerca di UNIPA. E poi spingere sulla sensibilità del consumatore per il consumo di un prodotto locale. Progetti in linea con l’agenda 2030, che sono quelli della sostenibilità ambientale, con la valorizzazione dell’identità e del territorio e con le nuove tendenze di consumo del mercato”, così il sindaco, on. Giuseppe Catania a conclusione del seminario introdotto dal notaio Roberto Indovina, presidente dell’associazione Antica Fiera del Castello -che ha curato, assieme all’amministrazione comunale gli aspetti logistici ed oragnizzativi dell’evento- e che si è avvalso dei contributi del dott. Piero Schembri, dirigente del Dipartimento Veterinaria Regione Siciliana -che ha fortemente elogiato la fiera come evento strutturale- e dei giovani ricercatori di UNIPA, prof. Baldassare Portolano, dott. Raimondo Gaglio e dott. Salvo Mastrangelo da Catania definiti “eccellenze di capitale umano”. Un interessante momento di confronto e approfondimento che ha registrato la presenza e la partecipazione sia degli addetti ai lavori, sia di pubblico naturalmente interessato all’argomento.

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