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«Rimproverò i nipoti per avere pestato il padre», teste scagiona il sospetto mandante

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Caltanissetta – Lui, accusato di essere il mandante del pestaggio del fratello, avrebbe piuttosto rimproverato i nipoti per quell’azione. A tira fuori dagli impicci l’imputato è stato un teste. Lo stesso che avrebbe accompagnato i due gemelli sul luogo dell’aggressione al loro padre, per poi riprenderli e portarli proprio dallo zio che, piuttosto che approvare, li avrebbe sgridati per avere pestato suo fratello, il loro padre. Così al processo che vede sul banco degli imputati il cinquantasettenne nisseno Alfonso Grillo – assistito dall’avvocato Ernesto Brivido – e il settantaduenne, pure lui nisseno, Salvatore Giardina – assistito dall’avvocato Giacomo Vitello – perché accusati a vario titolo di estorsione aggravata, minacce e lesioni. Parte civile nel procedimento – assistito dall’avvocato Walter Tesauro – il panettiere Michelangelo Grillo, fratello di Alfonso, malmenato dai suoi figli che per questo episodio hanno già patteggiato la pena. Secondo la tesi accusatoria la spedizione punitiva sarebbe scattata per convincere il panettiere a ritirare una denuncia presentata in questura per richieste estorsive subite.

Qualcosa come duemila euro che – secondo gli inquirenti – Giardina avrebbe preteso dal malcapitato. E questi, piuttosto che piegarsi al ricatto, avrebbe denunciato.

Da qui – sempre secondo il teorema accusatorio – l’intervento del fratello che avrebbe mandato i nipoti a picchiarlo perché tornasse sui  passi ritirando quell’atto presentato alla polizia per le presunte pressioni subite.

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