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A Mussomeli si torna a parlare di architettura e fotografia

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L’Architettura si apre al territorio e con essa i “maledetti architetti” che -come il celebre saggio di Tom Wolf vuole- “tornano sempre, come un assassino sul luogo del delitto”. Ma “per fortuna”! ci sentiamo di precisare in questa sede. E lo fanno a margine di una pandemia, in un luogo ieratico qual è quello del Chiostro Monti di Mussomeli per “parlare” alla comunità di Fotografia della città contemporanea. Alla presenza di Piero Campa, presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia di Caltanissetta, dei due consiglieri Rino Bertolone e Lorenzo Ladduca, del sindaco Catania, di un notevole numero di architetti presenti fra il pubblico e degli intervenuti: Santo Eduardo Di Miceli, ideatore del progetto, Rino Bertolone che ha fortemente voluto la tappa mussomelese del seminario, Nicola Sola e Michele Schifano, ci si è voluto chiedere se l’architettura e l’urbanistica siano ancora “attrezzi” utili alla città che -di fatto- invece non pare averne bisogno. Da autodidatta sperimentata qual è che si sa regolare da sola e -imperterrita- esporta la propria immagine con le figure del caos, dell’autocostruzione, della fantasia costruttiva e solutiva, dell’inadeguatezza e dell’abuso sapiente. Per sopraggiunti disguidi tecnici, non è stato possibile ascoltare gli interventi programmati dell’architetto Salvatore Nigrelli, nota e riconosciuta firma all’interno del Vinitaly, che si sarebbe collegato da Palermo e del Professore, nonchè affermato critico di architettura, Francesco Pagliari da Cremona. La locuzione fotografia della città contemporanea inevitabilmente ci pone di fronte a due concetti ben distinti ma anche strettamente correlati fra loro: quello di città contemporanea appunto!- e la sua fotografia quale sguardo privilegiato sul mondo. Il concetto di città contemporanea da un lato si impone come ipotesi di rottura nella storia della città europea, ovverosia tra città moderna e città contemporanea. Tenendo ben presente però che ogni mutamento, per quanto drastico e rivoluzionario possa essere, è sempre frutto di una continuità con la precedente realtà. Un suo proseguimento… anche eventualmente perverso. La storia è fatta sempre e comunque di innovazioni e resistenze, di permanenze e persistenze, di sincronismi e sfasature, di pause e note. “Le città future sono già contenute nelle presenti come insetti nella crisalide” così concludeva un’intervista Italo Calvino a proposito delle città nascoste descritte in “Le città invisibili”. In tutto ciò la fotografia, con la sua volontà di “lasciar tracce” e col suo spiccato valore documentaristico, si fa testimone di Tempo e Memoria. E cos’è la traccia -come il semeion in architettura- se non ciò che resta del passato e che -inesorabilmente- si proietta verso il futuro? Piero Campa che, in qualità di presidente dell’Ordine, ha aperto il seminario, ha messo in chiara luce l’importanza dei Concorsi di Progettazione per accedere ai fondi PNRR a proposito dei quali “è stato tenuto nella giornata del 4 giugno scorso un partecipato convegno all’interno della Sala degli Affreschi della Banca Sicana, con autorevoli relatori, per citarne uno solo fra tutti, l’architetto Gianluca Peluffo. Il “fondo concorsi” prosegue Campa, per la provincia di Caltanissetta e per i comuni della provincia con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti, è di 1,2 milioni di euro solo per concorsi e progettazione, un fondo di 1,2 milioni di euro che può generare lavori publici di transizione verde, di transizione energetica, di transizione digitale, interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione del territorio per ben 50 milioni di euro a valere sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Dopo i saluti del consigliere Ladduca, dell’architetto Crisostomo Nucera -recentemente incaricato dirigente responsabile dell’Unità Operativa di base S.11.2 “Sezione per i beni architettonici e storico-artistici, paesaggistici e demoetnoantropologici” del Servizio S.11 “Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Agrigento” del Dipartimento, da parte dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana- del sindaco, ha aperto il ciclo dei relatori, Santo Eduardo Di Miceli insignito nel 2020, del prestigioso Premio P.I.D.A. Fotografia (Premio Internazionale Ischia di Architettura) come miglior fotografo italiano di architettura.”Figli di un dio minore noi Siciliani che privilegiamo il culto del vecchio a dispetto del nuovo, atavicamente malati della sindrome del Gattopardo” ha esordito non senza una nota polemica, l’architetto fotografo che, in un accorato excursus sulla fotografia, non ha certo risparmiato invettive politiche, tuttavia nell’accezione si badi bene!- più antica e nobile dell’etimo che sta a significare il bene della polis che -in buona sostanza- poi si traduce con l’interesse dei più, dei molti… etimologicamente ragionando. Dalle primissime volontà dell’uomo di rappresentarsi, ossia da quando comincia a seppellire i suoi morti, cosa questa che lo differenzia dagli animali, a Gehry e Siza, fino ai primi fotografi di architettura americani, quali Schulman e Stoller, passando per Mantegna, Galilei e Daguerre. I possibili scenari del futuro immortalati dall’obiettivo e dall’occhio sapiente del professionista. Già… perchè di vedere siamo tutti capaci è nel saper guardare -e per quello occorre educazione- che sta la vera sfida e soprattutto avere un canale preferenziale da dove potere osservare il mondo. Quel guardare che equivale a custodire e quindi a riconoscersi nel proprio luogo di appartenenza. Perchè non è così indifferente che si parli di futuro e progettualità dopo una pandemia durata due anni! e che rischia di riaffacciarsi prepotente sulla scena. Tutti prima o poi, in un modo o nell’altro, durante i lockdown che si proponevano ad intervalli più o meno regolari, nel corso di questi due anni, abbiamo fatto esperienza di città deserte, circoscritte e sconfinate, pervase da inquietanti ed assordanti silenzi. Ognuno in quel momento avrà farfugliato un suo pensiero sullo scenario urbano qual era e quale avrebbe potuto essere. Laddove il recinto ha posto un rinnovato rapporto fra esterno e interno, probabilmente ribaltato alla luce dell’immanenza, l’importanza dello sguardo è divenuta essenziale. Sia essa una finestra, anche chiusa, un muro che come la leopardiana siepe, per il solo fatto di occultare la vista, ci protende verso l’infinito. Spazio necessario dove poter costruire “visioni”. “Costruire è una necessità e un dovere che noi, cittadini di oggi, abbiamo nei confronti di quelli di domani. I giovani meridionali se ne vanno” ancora Di Miceli, attratti dalle prospettive di modernità delle città europee e delle migliori condizioni di vita delle città metropolitane”. Lo ricordiamo, per Heidegger “costruire” è un prendersi cura del proprio territorio che già lo si abita secondo un fatto squisitamente di pensiero. Quello che potrebbe apparire come ossimoro inconciliabile in realtà è solo la sintesi del rapporto uomo-spazio che rappresenta l’essenza dell’abitare, sempre secondo Heidegger. Poi è stata la volta dell’architetto Bertolone che ha dato particolare risalto allo scenario mussomelese, attraverso suoi scatti e progetti, e che ha concluso con un omaggio al compianto Pasquale Culotta, già Preside di Architettura a Palermo, un interessante video sulla metafora del calzolaio. Sono seguiti gli interventi di Nicola Sola, ingegnere e architetto di recente laurea, che ha presentato due progetti uno conservativo e uno più innovativo e dell’architetto Schifano che, in qualità di “architetto di comunità” quale ama definirsi, ha -a chiusura- tirato le somme dei precedenti interventi mirando sempre alla progettualità futura e condivisa. Il seminario si è concluso nell’atrio del chiostro dove il buffet generosamente offerto dagli sponsor locali, si è fatto pretesto per scambiarsi le opinioni a consuntivo dell’incontro.

L’incontro è stato moderato da Emilia Di Piazza, giornalista di Castelloincantato. Ha voluto essere presente anche Alberto Barcellona, in qualità di direttore del giornale e appasionato di fotografia, mentre la parte tecnica è stata curata da Salvatore Giardina titolare di SgProduction.

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