L’amore c’era e c’è ancora. Ogni storia custodisce un segreto, e questa è una bella verità. Non ci sono limiti al vagare inquieto del sentimento che sfida ogni fantasia e perfino la realtà stessa. Basta anche l’inciampo di una ricorrenza per riaccendere la fiammella di Eros. Per le loro nozze di porcellana, Daniele e Maria Concetta hanno scelto la gioia della condivisione. Una serata all’insegna della raffinatezza e dell’eleganza, a partire dall’addobbo di sala -sobrio con stile- della location, una Villa Fenice sapientemente curata ad hoc, nell’incanto del bianco e del rosa. Toni pastello, così come tradizione vuole e bon ton impone. E dove, il deus ex machina di ogni evento mondano che si rispetti, ha apposto, indelebile, la sua firma. Sulla scena come a tavola. Con menù appositamente studiato per l’occasione, cena di gala rigorosamente di pesce. Poliedrico e versatile, ai limiti del camaleontico, non c’è evento che in quella cabina di regìa non si trasformi in un vero successo. Un set dove ogni commensale trova la sua dimensione e la giusta collocazione. Un traguardo importante, quello di ieri per Daniele e Maria Concetta, pregiato come la materia che da il nome all’anniversario. La porcellana, preziosa e delicata. Con tanto di abito longuette la signora e papillon per lui. Nero, di sera! Accompagnati dai loro due splendidi ragazzi. Già di questi tempi, ogni giorno è un traguardo, sarebbe folle non riconoscere la sempre più forte caducità della condizione umana. Ecco perchè il tanto agognato e quasi mai raggiunto “carpe diem” -che il poeta Orazio ha cristallizzato nella forma di “callida iuntura”- a questo punto, diventa l’unico imperativo categorico dell’esistenza. Questo sostanzialmente ci ha voluto dire Daniele -nell’insolita veste e visibilmente emozionato- con parole semplici che sono arrivate dritte al cuore e che hanno toccato le corde di tutti i presenti. La maturità poi, si sa, età di crisi, età di saggezza. E i nostri progenitori Greci, maestri insuperati nell’arte come nella vita, ce lo hanno insegnato, “krino” vuol dire scegliere. E quindi eccoci qui. Ne parliamo, all’indomani della bella festa, con ancora cucito addosso lo spirito sereno della convivialità più esclusiva. Anche se, a volerla dire tutta, a dettar legge, ancora una volta e sopra ogni cosa, è stata la ragione del cuore. Di questa meravigliosa sintesi che sono loro due, più che una coppia, di fatto, un’intesa straordinaria. Fatta di amore, stima e dedizione reciproca. Due persone, due stimati professionisti, peraltro molto impegnati nel sociale, che condividono tutto, casa, studio, hobby e persino la viscerale e sviscerata passione di Daniele per la politica, ingovernabile proprio come tutte le passioni. E che, come tutte le passioni, non puoi gestire ma ti gestisce. Fonte di gratificazione, certo, ma anche fucina di impegno e sacrificio. E, in questi casi, bisogna essere forti, in due. Ieri sera a Villa Fenice, c’erano tutti. Tutti i compagni di questo viaggio invero amabile e controverso che siamo soliti chiamare vita. Tutti quelli che, in un modo o nell’altro, si sono guadagnati un posto nella classifica del cuore, lungo quella fitta vita di relazione che meravigliosamente incardina rapporti professionali e di vita vera. C’era un pezzo di storia dietro ogni commensale, antiche e nuove amicizie che trovano posto in quel calderone della vita e della socialità. E ognuno è stato felice di partecipare a prorio modo. Ad aprire le danze il video messaggio del “compare scalmanato”, l’onorevole Cateno De Luca, agguerrito come sempre, che ha diffuso un clima di generale ilarità nella sala. Poi, sulle note di Eros, le accorate parole di Maria Concetta al suo sposo, “sei stato il compagno, il marito, il padre, e il fratello che non ho avuto”. Ecco, l’amore è sempre definitivo, proprio perchè incompiuto nella continua e perenne ricerca di sè. E, mano mano, nella rievocazione e nel ricordo, di quell’amore se ne tracciano le trame e le volute. A correre dietro all’amore, è prorio vero, si perde il sonno e si perde il senno ma dobbiamo tutto a quel pizzico di follìa se si rinnova quel miracolo della vita sempre diverso e sempre uguale a se stesso. E, quando l’amore diventa momento di socialità e condivisione di gioia e d’affetto, allora il miracolo è totale.
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