Caltanissetta – È per avere imposto il pizzo che sono stati chiamati sul banco degli imputati. Questa, almeno, è l’accusa che pende su loro e che li ha trascinati alla sbarra.
Undici in tutto gli imputati finiti in tribunale, mentre altri hanno chiuso il loro conto con la giustizia in precedenza, ma uscendone indenni.
Sono adesso sotto accusa i niscemesi Francesco Amato, Francesco Melfa, Gianfranco Arcerito, Giuseppe La Russa Rosario Russo, Rosario Zarba Salvatore Blanco, Salvatore Di Pasquale, Salvatore Ferrara, Salvatore Mastrantonio e Salvatore Perticone.
È il manipolo di sospetti estorsori che sotto l’ala della mafia – e in tal senso Cosa nostra e Stidda avrebbero trovato un accordo in nome degli affari sporchi – avrebbero preteso da imprenditori la cosiddetta messa a posto.
E alcuni tra i destinatari di quelle presunte richieste di denaro, insieme all’associazione antiracket «Gaetano Giordano» e lo stesso Comune di Niscemi, hanno chiesto e ottenuto di potersi costituire parte civile nel dibattimento che ne è derivato.
Per diverso tempo, secondo la tesi degli inquirenti, imprenditori sarebbero stati costretti a sottostare alle richieste estorsive, per evitare pesanti ritorsioni.