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“Autisti di Tir trattati come teppisti ma rischiamo la vita. Grazie a noi farmaci e cibo nelle vostre case”

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MUSSOMELI –  Molti li considerano  i cattivi della strada, ingombranti  e prepotenti. I camionisti, nell’immaginario collettivo, sono “Caronte dell’asfalto”, dispettosi, pericolosi e arroganti, forti della mole mastodontica dei mezzi che conducono. Il mussomelese Paolo Fasino, 44 anni, 16 dei quali trascorsi alla guida di questi colossi, non ci sta. Figlio d’arte, suo padre, infatti,  il compianto Saverio, notissimo  imprenditore ed esercente  del paese manfredonico ma che per un lungo periodo fu autotrasportatore,  gli ha inculcato l’amore per la conduzione di questi giganti gommati. “Veniamo trattati come teppisti – sbotta Paolo – dagli automobilisti, anche quando ci fermiamo  nelle stazioni di servizio siamo ghettizzati, vittime di un pregiudizio. Eppure rischiamo la vita sempre, la strada si sa è infida e se macinano mille chilometri al giorno alla guida di mezzi lunghi oltre 16 metri, in qualunque condizione meteo, stradale e di traffico, si capisce che questo lavoro può diventare pericolosissimo. Oggi ai pericoli connessi ai viaggi stradali si aggiunge quello del coronavirus. Siamo doppiamente esposti“. Il camionista mussomelese poi  precisa: “Non ci sentiamo eroi, però non mi piace che spesso veniamo considerati alla stregua di teppisti. In realtà, in questo periodo di pandemia, se l’Italia non si ferma, se le merci continuano a circolare in questo momento in cui la maggior parte delle persone è rintanata in casa, io penso che un grosso merito lo abbiamo noi. E’ un lavoro che comporta sacrifici. A Pasqua ero al volante, a Pasquetta a Pioltello per trasportare farmaci. Assicuro il rifornimento alle zone rosse  dei prodotti del sud, come formaggi, ortofrutta e cibo in genere. Faccio la spola tra Campania e Lombardia. Io e i miei colleghi svolgiamo  una funzione socialmente utile e grazie a noi l’economia non si è fermata del tutto, inoltre, facciamo sì che  i cassetti e le dispense degli italiani non siano vuoti.  Quello che mi pesa di più? La lontananza per lunghi periodi dalla famiglia. Oggi, per esempio, mio figlio compie 3 anni e io mi trovo a quasi mille chilometri da casa. Da oltre un mese sono a bordo del mio tir, praticamente senza sosta,  per garantire l’approvvigionamento nel nostro paese in questo periodo di crisi. Per cui ogni qual volta che andate a comprare qualcosa e troverete gli scaffali pieni, ricordatevi dei camionisti e quando sarà finita questa pandemia e tornerete ad incrociare  i tir sulle strade, non trattate gli autisti come alieni. Sono persone che si spendono per garantire un servizio utilizzato da tutti ma che  solo in pochi sembra che se ne ricordino“.

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