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Ucciso dal fuoco del barbecue, indagine chiusa per due medici e l’allora cognato

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Indagine chiusa per la morte del giovane sancataldese Alessandro Tomasella. Ucciso per le conseguenze delle ustioni provocategli dalle fiamme di un barbecue. Tre i nomi che in questa fase sono nel dossier della procura di Catania che ha istruito il fascicolo perché è al commissariato di Ognina che i familiari della vittima – assistiti dagli avvocati Gianluca Amico e Vincenzo Ricita – hanno poi presentato una denuncia. L’avviso di chiusura indagini ha riguardato l’anestesista Michele Minissale, l’infermiere professionale Salvatore Caizza – entrambi erano sull’ambulanza del 118 che ha trasferito il ferito all’ospedale Cannizzaro di Catania – e l’allora cognato della vittima, Rosario Matraxia. Le posizioni dei tre – assistiti dagli avvocati Massimiliano Bellini, Dario Frazzitta ed Ennio Sagone – passano per un distinguo. Di omicidio colposo è accusato Matraxia, medico e infermiere di concorso e omissione in delitto colposo. Sì, perché secondo la procura catanese la loro condotta sarebbe stata macchiata da imperizia e imprudenza, non eseguendo , peraltro, per tutta la durata del trasporto alcun monitoraggio clinico al paziente che aveva riportato ustioni gravissime per oltre il  trenta per cento del corpo.   Matraxia, invece, avrebbe usato della benzina per attizzare il fuoco, rimanendo vittima di un ritorno di fiamma. E Tosella, nel tirargli la bottiglia di benzina che aveva tra le mani, avrebbe finito per  bagnarsi involontariamente di benzina e i fuoco lo ha presto divorato. Nell’originario fascicolo della procura figurano otto indagati, ma per cinque di loro, tra medici e operatori del 118, la difesa – gli avvocati Gaetano Lisi, Carmen Sorrentino, Salvatore Agrò, Chiara Litrico  e Simona Carlino – ha chiesto l’archiviazione.

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