I melanesiani di Vangunu, nelle Isole Salomone, avevano ragione: il ratto gigante della famiglia dei Muridi, un specie di roditore rarissima di queste zone, non si è estinta. Si deve anche alla loro tenacia se i ricercatori dell’Università di Melbourne (Australia) sono finalmente riusciti a documentarne l’esistenza.
L’Uromys vika, questo il nome della specie, è noto per essere uno dei roditori più rari al mondo. E’ stato identificato per la prima volta nel 2017, a partire dai resti ossei e da parti del corpo dell’unico esemplare di cui è stata finora documentata l’esistenza. Quei reperti, oltre a indicare una taglia decisamente superiore al normale, confermavano che l’animale aveva una pelliccia bruna, una lunga coda priva di peli e con grosse scaglie disposte come tessere di un mosaico, e grosse zampe provviste di cuscinetti carnosi.
Finalmente, annuncia il sito specializzato LiveScience, arrivano le prime immagini che documentano la specie. I ricercatori sono infatti riusciti, con l’aiuto dei locali, a posizionare delle lampade a olio di vetro riempite di sesamo e a catturare ben 95 immagini di quattro diversi esemplari ‘maxi’ utilizzando delle telecamere a trappola.
“Si ritiene – riporta la testata – che uno degli animali documentati sia un maschio, mentre gli altri sono femmine”. Da notare che il ratto gigante, essendo stato scoperto solo recentemente, non è mai stato sottoposto a precisi criteri di conservazione. Di lui peraltro si hanno pochissime informazioni scientifiche.
Le conoscenze si basano soprattutto su quanto riferito dalle popolazioni isolane secondo cui il “vika“, nome più famigliare che gli hanno affibbiato i locali, è grande almeno il doppio di un comune ratto e, con una coda lunga circa 50 centimetri, può anche arrivare a superare il metro di lunghezza. Inoltre, vive sugli alberi ed è in grado di cibarsi di noci di cocco “con i suoi denti”. L’avvistamento è stato ovviamente salutato come una grande notizia anche perché era dal 2010 che si cercavano ‘prove viventi’ dell’esistenza di questi esemplari
In attesa di studi accurati sull’animale, le telecamere a trappola hanno sicuramente consegnato un’altra certezza: la ‘corporatura’ del maxi-ratto melanesiano è veramente tale da far impallidire uno dei ‘nostri’ sorci.