Caltanissetta – Sotto l’ala di Cosa nostra avrebbero chiesto il pizzo. Queste, in sintesi, le conclusioni della procura di Caltanissetta per un manipolo d’imputati riesini.
Nel concreto, per cinque di loro è stato chiesto dal pubblico ministero Maurizio Bonaccorso un verdetto di colpevolezza, per un sesto l’assoluzione.
Affermazione di responsabilità a cominciare dal capomafia riesino Francesco Cammarata con 22 anni e 22 mila euro multa per un paio di episodi estorsivi nei confronti di un imprenditore del settore agricolo e della Cantina sociale.
Per la sorella, Maria Catena Cammarata, 18 anni in continuazione per associazione mafiosa ed estorsione e 20 mila euro di multa.
Salvatore Tambè e Giuseppe Di Garbo con 12 anni di reclusione a testa e, ancora, Giuseppe Cammarata con 13 anni e 15 mila euro di multa per mafia ed estorsione.
La sola richiesta di assoluzione è stata avanzata dalla stessa accusa per Massimo Amarù per «non avere commesso il fatto».
I sei imputati – assistiti dagli avvocati Danilo Tipo, Carmelo Terranova, Vincenzo Vitello, Mirko La Martina, Isabella Costa , Fabiana Giordano e Giancarlo Mattiello) – sono accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, del reato associativo finalizzato al traffico di stupefacenti, estorsioni ed armi.
Parti civili nei loro confronti – assistiti dagli avvocati Annalisa Petitto, Oriana Limuti, Giuseppe Trigona e Maria Elena Venturi – sono il Comune di Riesi, l’impresa Russello e la Cantina sociale di Riesi.